Al di là del bene e del male
La storia di molti uomini non è troppo dissimile da quella del maiale, che viene sempre calunniato da vivo e apprezzato da morto. La sua uccisione è un rito antico che esige una sospensione di giudizio sulla apparente natura cruenta. Quando l’animale ha raggiunto il massimo splendore, pesando tra i 150 e i 200 kg, gli viene fatta la festa invitando amici e parenti. Il norcino arriva sempre con le prime luci dell’alba e stabilisce un rassicurante rapporto con il predestinato, quasi benevolo se non fosse per gli obblighi del mestiere e le aspettative di chi lo ha convocato. Il maiale, a digiuno da un giorno almeno, come fosse entrato dal barbiere viene accolto nel domestico scannatoio con l’acqua calda e un panno per la pulizia del collo, proprio dove alla sua vita sarà dato un taglio. Per risparmiare ansia e dolore all’animale, viene dapprima stordito così da indurlo in uno stato di incoscienza e insensibilità che dovrebbe perdurare durante l’intera pratica di macellazione. Ma è solo l’aristocrazia dei norcini che, oltre alle regole dell’arte, conosce e custodisce anche il segreto dello stordimento eccezionale, mirabile artificio grazie al quale (come spesso si sente dire) è possibile ammazzare anche soltanto mezzo maiale.