e a letto con le galline
Superato l’equinozio d’autunno, le ore di buio aumentano gradualmente quanto inesorabilmente. A margine delle vane chiacchiere, come delle corpose riflessioni, ognuno annota che le giornate si fanno sempre più corte. I giorni di 24 ore sono una illusoria convenzione degli uomini che mai trasse in inganno le galline, pur denigrate come animali scarsamente intelligenti. Indifferenti all’ora e alla stagione, si sfamano fino al tramonto e vanno a dormire appena cala il sole. Mentre in Italia viene detto “mangiare con le galline” per significare una cena di buon’ora, gli assisani fanno eccezione e ripetono soltanto “svegliarsi o andare a dormire con le galline”, per apostrofare chi dal letto presto si leva o nel letto tosto si distende. Nei secoli sembrò più invitante immaginare una cena anzitempo evocando il “mangiare con i frati”, così come detto e tramandato. Non dissimile è l’ora in cui frati e galline consumano l’ultimo pasto ma mentre nel cortile si beccano semi e vermi, in refettorio vengono condivisi lauti pasti, essendo stati assunti i migliori cuochi di Assisi. Nei proto conventi si cenava presto per guadagnare tempo alla compieta. Oggi, sempre in devozione, guadagnano tempo anche per la digestione.