Gli assisani nati vanno alla fiera coi calzetti spaiati
Dopo aver ereditato da San Francesco il Propositum, la Regola non bollata e la bollata, gli assisani ravvisarono l’urgenza di normalizzare devotamente anche la propria vita quotidiana. Se è vero che i frati indossavano i sandali e i disgraziati andavano scalzi, quanti in città portavano le scarpe avevano pur bisogno dei calzini. Per non peccare di lussuria, una quarta regola, né bollata né scritta, aprì le porte al pedalino, con precetto di acquisto una sola volta nell’anno correndo la festa del santo. Tuttavia, nei dodici mesi da fiera a fiera, l’alluce non desiste dal porsi in attrito con la calzatura, fintantoché un bel buco gli garantisca l’affaccio all’aria aperta, liberando lo spirito francescano prigioniero del mocassino. Un tempo il buon rammendo aiutava a traguardare l’appuntamento del 5 di ottobre. Purtroppo non ci sono più le ragazze di buona famiglia che nei collegi praticavano l’arte della cucitura invisibile, ricostruendo trama e ordito con lo stesso filo; sono scomparse anche le villanelle che badavano solo a metterci una toppa. A nulla valse altresì il tentativo di chi mise a mollo i pedalini nel Cynar, tanto efficace contro il logorio della vita moderna quanto impotente di fronte al logorarsi dei calzini. Non sarà un caso se gli assisani nati vanno alla fiera coi calzetti spaiati.