Il Signore ve l’ faccia
Potrebbe peccare chi non ripone mai fiducia nel prossimo. Di certo, il pensar male in Chiesa implica un peccato capitale, e sarebbe preferibile rimanere a casa al doverci andare per la purificazione ma tornare senza assoluzione. Se una intenzione di preghiera è proposta alla condivisione, l’invocazione a risposta può essere soltanto: “Ascoltaci, o Signore”. In strada tutto cambia. Quando si ricevono i complimenti per un bambino sorridente e sano, forte è il timore che quelle parole siano affatto sincere e possano fare da paravento a sentimenti di desiderio e invidia. Prevenire il malocchio non è semplice impresa, tuttavia, lo iettatore può essere ripagato con la stessa moneta. Forse per ciò, forse anche no, alla formula: “Che bel bambino, il Signore ve l’benedica”, per precauzione si è soliti replicare: “Il Signore ve l’faccia”. Così, a un tempo, vengono ricambiate benevolmente le buone intenzioni, se tali fossero davvero, o rispedite al mittente le sottese maledizioni. Il dire per dire, senza credere e volere, è da evitare. Il falso auspicio non si riserva nemmeno a un cane. Anche pronunciando: “Sant’Antonio ve l’benedica”, attendetevi un pronto: “Sant’Antonio ve l’faccia”.