20 Maggio 2023

Il fatto e la reazione fascista

Francesco Lampone
Il fatto e la reazione fascista

Veniamo allora ai dettagli dei fatti del 21 e 22 maggio 1937. Esiste una sola fonte, la “Denuncia per l’assegnazione al confino di polizia” firmata dal questore Armando Grossi in data 4 giugno 1937: “Il mattino del 22 maggio u.s. il Dirigente l’ufficio di P.S. in Assisi e quel comando di stazione dell’Arma venivano informati che nelle prime ore di quel giorno in viale Fonti di Moiano, località campestre e solitaria era stata esposta, ad opera di ignoti, una bandiera rossa, portante nei due lati impresso l’emblema sovversivo della falce e martello. Veniva accertato nel sopraluogo eseguito dal Funzionario con militari dell’Arma CC.RR. che il drappo lungo circa un metro e cinquanta, cucito in due parti sul mezzo, tinto appositamente di rosso, portava impresso nei due lati l’emblema sovversivo piuttosto grande della falce e martello impressovi con polvere argentata ed era attaccato ad un’asta della lunghezza di circa tre metri, munita all’estremità di lancia metallica, mediante cordicella di cotone. La bandiera sventolava sopra una specie di torretta, che è sulle mura di cinta della città, all’altezza di alcuni metri dal piano stradale.”

La polizia ci mette poco, pochissimo ad arrestare due degli autori materiali del fatto: “Iniziate le indagini si riuscì nella stessa giornata ad identicare gli autori nelle persone di: 1°) – Balducci Guerrino di Anselmo e fu Marracci Elisabetta nato in Assisi il 10 ottobre 1916, bracciante – 2°) Baldelli Ettore di Nazzareno e di Rosignoli Maria, nato in Assisi il 28 maggio 1919, manovale, entrambi iscritti alle Organizzazioni Giovanili del Regime. Essi, dopo non poche insistenze, finirono per confessare di essere stati gli autori dell’esposizione della bandiera, aggiungendo che si erano accinti a tale impresa verso le ore 22 della sera precedente, favoriti dall’oscurità della notte e dal cattivo tempo, con la partecipazione di RINALDI Vittorio di Umberto e di Eleonora Moretti, nato in Assisi il 25 maggio 1913, fabbro, inscritto al P.N.F. dal 30 ottobre 1936-XIV, proveniente dalle Organizzazioni Giovanili del Regime”.

Ed ecco che Vittorio è tirato dentro al fattaccio. Ma soffermiamoci un poco sulle “non poche insistenze”, che ragionevolmente devono interpretarsi come le maniere forti di cui la polizia politica sapeva essere prodiga. Cessata ogni resistenza, i due giovani consegnano ai verbali di interrogatorio una cascata di nomi (non direttamente implicati, ma comunque di antifascisti) e di dettagli: “Tanto il Balducci quanto il Baldelli, precisarono che l’asta per attaccarvi la bandiera era stata loro fornita dal Rinaldi Vittorio, nella cui bottega di fabbro aveva avuto occasione di recarsi pure Angeli Artaserse furono Giuseppe e Rufinelli Liberata nato in Assisi il 16 dicembre 1867, meccanico, radiato dal novero dei sovversivi nel luglio del 1935, il quale si era adoperato a disegnare sull’incudine, col gesso, l’emblema della falce e martello, riprodotto poi sul cartone dal Rinaldi Vittorio, e poscia ritratto, mediante polverina inargentata dal Balducci Guerrino sul drappo rosso, che conservava nella propria abitazione unitamente all’asta”. Il dettaglio delle modalità, descritte nella loro ingenua, minuta artigianalità, commuove e insieme dimostra – se necessario – quanto il gesto sia spontaneo e disorganizzato.

L’esito è l’arresto immediato, già nella serata del 22 maggio, di ben sette persone: “1°) BALDUCCI Guerrino di Anselmo; 2°) BALDELLI Ettore di Nazzareno; 3°) RINALDI Vittorio di Umberto, quali responsabili dell’esposizione della bandiera rossa, nonché 4°) ANGELI Artaserse fu Giuseppe, per complicità necessaria; 5°) NEGRINI Romeo di Luigi 6°) FONGO Giovanni di Giuseppe e 7° RANUCCI Francesco fu Nazzareno per propaganda sovversiva svolta principalmente in pubblico esercizio”. Il rapporto non dà conto di altre confessioni o delazioni da parte degli arrestati, ed è da credere che se ci fossero state ne avremmo avuto dettagliato conto.

Tutti in gattabuia dunque, ma anche in un regime autoritario e poliziesco, un provvedimento grave come l’arresto tende a richiedere un riferimento normativo coerente: quale, in questo caso? Da un diverso e successivo atto di polizia, la scheda di questura del 9 giugno 1938, risulta che la prima ipotesi di inquadramento della vicenda fu un’imputazione penale: “È stato arrestato la sera del 22 maggio u.s. per il reato di cui all’art. 654 c.p., commesso con la partecipazione di altri sei (esposizione di uno straccio rosso in luogo pubblico).” L’art. 654 del codice penale è tutt’oggi vivo e vegeto e perfettamente vigente, salva la degradazione nel 1999 della sanzione da penale ad amministrativa da 103 a 619 euro. All’epoca così recitava: “Chiunque, in una riunione che non sia da considerare privata a norma del numero 3° dell’articolo 266 ovvero in un luogo pubblico, aperto o esposto al pubblico, compie manifestazioni o emette grida sediziose e’ punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a un anno.” Tutto qui. Non un granché come pena (massima) per un fatto così gravemente provocatorio e irridente, e meno ancora quando riguarda un incensurato, devono aver pensato al Commissariato di Assisi o in Questura a Perugia, chissà. Troppo a buon mercato. Ed ecco che l’imputazione penale si dissolve, tramonta all’orizzonte, lasciando campo libero al deferimento al Prefetto per il ben più pesante e vessatorio provvedimento del confino di polizia. Si tratta infatti di situazioni alternative, non cumulabili, ma con la non trascurabile differenza che l’ambito penale – più leggero in questo caso – spetta alla magistratura (che per quanto asservita al regime conserva un residuo orgoglio professionale), mentre l’ambito amministrativo è nella più assoluta disponibilità del Governo fascista.

Francesco Lampone

Lavora come responsabile dell’Area Legale e Relazioni Internazionali dell’Università per Stranieri di Perugia. Si occupa occasionalmente, per passione, della storia di Assisi. Ha pubblicato per le edizioni Assisi Mia, in collaborazione con Maria Luisa Pacelli, il volume: Assisi: un viaggio letterario, dove si esplora l’identità cittadina attraverso lo sguardo di cento visitatori illustri.

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