Si leccava la fava mentre gli altri trombavano.
“Quattro Cani” è tra le più dibattute canzoni di De Gregori. La strada viene tratteggiata come un affresco e resa vivace dall’attraversamento di quattro sparuti animali. La loro diversità sembra un vero e proprio inno alla libertà. Il primo è un cane di guerra e nella bocca ossi non ha; il secondo è un bastardoche conosce la fame e la tranquillità; il terzo è una cagna,quasi sempre si nega,qualche volta si dà;il quarto ha un padrone, non sa dove andare, comunque ci va. In Assisi ben più famoso è un quinto cane, eletto a simbolo degli esclusi. Esistendo una relazione tra i latrati e lo stato d’animo dei cani, quando l’animale si pone sulla difensiva, il verso è lento e il tono basso. Di contro, perdendosi nella felice eccitazione, il verso è breve e il tono alto, tanto da somigliare ad uno squillo di tromba. Ecco perché, nel suggellare una condizione di emarginazione, viene puntualmente citato il cane di Tisba, che si leccava la fava mentre gli altri trombavano.