10 Febbraio 2024

I fioretti del Mezzastris

Elvio Lunghi
I fioretti del Mezzastris

Si viene ad Assisi pensando a Giotto, alle storie dipinte alle pareti di una chiesa papale – se sono di Giotto, se sono tutte sue – alta, spaziosa, luminosa, come dovrebbero essere tutte le chiese dedicate ai santi famosi del tempo che fu. Oppure si viene ad Assisi cercando l’immagine di quel Crocifisso famoso che si vede riprodotto dappertutto, e lo si cerca e non lo si trova nella chiesa di campagna dove si dice che abbia parlato un giorno a un giovane che tornava stanco in città dopo un giorno di lavoro. Oppure si attraversa la Valle Umbra e prima di salire il colle che sostiene una città pigra come un gatto al sole, si fà una sosta presso la stazione di Assisi nel villaggio di Santa Maria degli Angeli, dove c’è una grande chiesa che ha sopra una grandissima cupola che ha sotto una chiesa più piccola con una porta d’ingresso e una d’uscita, una passata e oplà, tutto cancellato non c’è niente di sbagliato. Cos’avranno in comune questi tre luoghi? La Porziuncola, San Damiano, le strade di Assisi. Uno dirà «è san Francesco di Assisi». «Eh sì, e poi?». Un altro «i frati vestiti da frati». Un terzo «boh! Un posto adatto per scattare selfie». Io dico «dipende». Dipende da quel che cerchiamo. Cerchiamo i tempi eroici delle origini? E allora stiamo seguendo i passi compiuti da san Francesco nella città dove nacque, morì e fu sepolto. O stiamo seguendo un filo che dai tempi di Francesco si svolge fino ai nostri tempi. E allora è la storia dei frati che vissero in questi luoghi che andiamo cercando, un po’ come avviene nei Fioretti di san Francesco, con la vita del santo seguita dalla vita dei suoi santi frati, se santi lo furono davvero. Oppure cerchiamo lo sfondo giusto per i nostri selfie, cerchiamo una qualche immagine antica che ci restituisca il gusto di un tempo che fu. Cerchiamo e in tutti e tre i luoghi, la Porziuncola, San Damiano, le strade di Assisi, troveremo dipinti di Pietro Antonio Mezzastris (Foligno, notizie 1458-1506), cioè dipinti degli anni in cui i Fioretti di san Francesco, se non furono scritti, almeno furono letti e divulgati. È il nostro direttore a chiedermelo con un SMS: «Scrivi un pezzo sull’opera di Mezzastris ad Assisi? Per Assisimia ovviamente». E io «Ricevuto, obbedisco». Mi prende per la gola, e non perché vuole strozzarmi, ma perché sì, perché mi piace l’idea. È poco meno di un anno che non scrivo per Assisimia, dovrò riprendere, andiamo! Poco meno di vent’anni fa, nel 2006, curai con Giordana Benazzi un libro su Pietro Antonio Mezzastris nell’anno centenario della morte. Avremmo voluto fare a Foligno un’esposizione dei suoi dipinti, fossero affreschi staccati fossero dipinti su tavola. Dopo la mostra sull’Alunno non c’erano più soldi in cassa, e allora dal Comune ci chiesero di scrivere un libro. Scrivi scrivi e dopo Foligno la città che ha più dipinti di Mezzastris è Assisi in Valle Umbra. Sarà perché Assisi poco distante da Foligno, sarà perché Assisi visse una stagione di resilienza dopo l’orribile sacco subito dalle truppe mercenarie di Niccolò Piccinino, uomo d’arme perugino che dalla sua altezza aveva il soprannome. Era l’anno 1442, il mese di novembre. Niccolò Piccinino pose assedio ad Assisi difesa da Alessandro Sforza, la conquistò e la saccheggiò. La conquistò dopo diversi giorni di assedio perché un frate traditore indicò una via d’accesso per la quale passare. Il Piccinino passò per l’acquedotto di frate Elia e fece strage tra i difensori della città. Avrebbe dovuto abbatterne le mura su richiesta della rivale Perugia, ma non si fece corrompere – strano per un condottiero di ventura – e passò oltre per recarsi a Milano dove due anni dopo morì. Di solito si dice che Assisi dopo quel sacco non si riebbe più, ma non è vero, a giudicare dal gran numero di dipinti, di Mezzastris, dell’Alunno, Perugino e Matteo da Gualdo, Caporali e Andrea d’Assisi, i maggiori pittori umbri del secondo Quattrocento che s’incontrano nelle chiese e nei musei della città. E molti altri dipinti dovevano essere presenti in città se le chiese di Assisi non fossero state quasi tutte trasformate negli anni della riforma tridentina. Ecco, di tutti questi pittori Pietro Antonio Mezzastris fu il più vicino allo spirito dei Fioretti, e di questo scriverò nei prossimi numeri di Assisimia.

Elvio Lunghi

Insegnante pensionato non ha perso il vizio di raccontare storie

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