Percorso il lungo viale costeggiato dagli austeri e solenni cipressi, colpisce l’attenzione del visitatore la lapide, posta accanto al massiccio portone in legno, recante l’iscrizione in latino medioevale: «Pax intrantibus, salus exeuntibus, beneditio habitantibus» (Pace a chi entra, salute a chi esce, benedizione a chi vi abita); varcata la soglia d’ingresso si accede alla casa «piena di spazi e di luce» (Un giorno per ricordare, 1994) in cui, sin dal Sabato Santo del 1928, Gemma Fortini risiedette per la sua intera vita. Unica figlia di Arnaldo Fortini ed Emma Mettifogo, nacque ad Assisi nel 1926. S’interessò alla vita poetica e letteraria della sua città già con la stesura della sua tesi di laurea, pubblicata poi nel ’54 presso la Tipografia Porziuncola con il titolo Città di Poeti, incentrata sulla fiorente attività intellettuale dell’Accademia Properziana del Subasio. Conseguita la laurea in Lettere alla Sapienza di Roma, fu corrispondente di quotidiani nazionali quali Il Giornale d’Italia, Il Tempo e La Nazione; due ampie raccolte di questi interventi (1949-1955, 1955-1978) sono ancora oggi conservate, rubricate dalla stessa autrice, nell’archivio di famiglia. Il fervore pubblicistico e letterario, svolto mediante articoli, saggi e memorie autobiografiche, ebbe uno snodo decisivo con il libro L’eterno presente della storia (1990): trova qui condensazione il frutto di anni di ricerche in differenti ambiti, dai miti cosmogonici alla storia medievale e francescana. Il motivo conduttore, espresso già dal titolo, è una continuità millenaria tra presente e passato in cui gli eventi tendono a seguire, tramite una necessaria logicità, un percorso influenzato dalle peculiarità di partenza: «E, poiché i popoli non sono che la somma degli individui uniti insieme, questo è verificabile anche nel processo storico, inteso come una risposta al passato». In quest’ottica va interpretato anche il postumo Assisi rinnovata, costruito su due distinti piani temporali: l’Assisi contemporanea, descritta a rapide pennellate insieme ai suoi abitanti più emblematici, e l’Assisi ducentesca, rappresentata da Francesco e dai suoi primi compagni. Dalla sua iconica dimora adagiata sulla cima del colle, Gemma, poco prima di spegnersi nella primavera del 2001, lanciò uno sguardo d’insieme alla città natale auspicandone una rinascita nel segno dei principi francescani che tanto ne avevano condizionato l’illustre passato. Una menzione particolare spetta all’attività di traduttrice che la spinse a pubblicare, nel 1997, una propria versione delle elegie di Properzio; nel saggio introduttivo, ribadendone l’origine assisiate, l’autrice afferma che nelle sue poesie «lo abbiamo visto nella sua giovinezza guardare l’alto del colle, raccoglierne la magia, il fascino della sacralità passata». Sguardi che si succedono nel tempo, dunque, ma rivolti a una città che, con le sue pietre e i suoi rosoni, ricorda ancora oggi a chiunque la osservi l’eterno presente della storia.