Francesco di Bartolo (Assisi, fine XIII sec. – ?), frate minore, fu studente di teologia a Perugia (1312), Colonia (1316), Parigi e, tornato in Italia, lector theologiae alla Porziuncola (1320-1326) e a Borgo Sansepolcro.
Nel 1328 si aprì il conflitto sulla povertà di Cristo tra i francescani e il papa avignonese Giovanni XXII, che aveva condannato come eretica la proposizione – sostenuta invece dal capitolo generale dei minori presieduto nel 1322 a Perugia da Michele da Cesena – per cui Gesù e apostoli non avevano posseduto per diritto di proprietà né singolarmente né collettivamente. In risposta i minori avevano confermato quale ministro generale proprio Michele (Capitolo di Bologna, 1328) e preso contatti con l’imperatore Ludovico il Bavaro, che dichiarò il papa decaduto e gli contrappose l’antipapa minorita Niccolò V (Pietro da Corvara), eletto il 12 maggio 1328. Giovanni XXII depose e scomunicò Michele, dando ordine al rettore del Ducato di Spoleto e agli inquisitori della provincia di S. Francesco e di quella romana di procedere con rito sommario contro i fautori del deposto ministro generale, accomunati e confusi con “fraticelli”, “spirituali” e “seguaci del libero spirito”. Nel Ducato molti “michelisti” furono arrestati, tra i quali Francesco di Bartolo, che subì interrogatori e la confisca di scritti che ne attestavano le posizioni antagoniste, confluiti in un dossier oggi all’Archivio Apostolico Vaticano. Egli riconobbe l’errore e chiese perdono. Nonostante ciò, il pontefice scrisse agli inquisitori di perseverare, poiché riteneva che Francesco si fosse sottomesso per sfuggire alla correzione dovuta. Nel 1331 gli concesse l’assoluzione, ma chiedendo pubblica ammenda, alla presenza di clero e popolo, nelle chiese francescane in cui il frate aveva svolto attività a favore dello scomunicato ministro generale.
Un “Franciscus mag. Bartholi”, detto anche “Franciscutius”, è attestato nel 1332 quale guardiano di S. Damiano. Nel 1334 è aggregato al convento di S. Francesco e impegnato nell’elaborazione del Tractatus de indulgentia S. Mariae de Portiuncola, suo fondamentale contributo al tentativo dei minori di dimostrare la legittimità del “perdono di Assisi” raccogliendo tutte le testimonianze orali reperibili in proposito. La nota indulgenza plenaria, allora unica concessione del genere dopo quella per i crociati, era infatti invidiata e contestata: secondo le Legende era stato Francesco d’Assisi,recandosi nel 1216 a Perugia dal neoeletto papa Onorio III, a chiedere l’indulgenza per tutti coloro che, in stato di grazia, visitassero la Porziuncola; Onorio aveva consentito, con limitazione al solo giorno di S. Maria Regina degli Angeli (dai vespri del 1º agosto a quelli del 2), ma del privilegio, per espressa volontà dello stesso Santo, non era stato redatto alcun documento pubblico.
Francesco di Bartolo morì dopo il 1370. Mariano da Firenze e Wadding lo collocano fra i più illustri personaggi dell’Ordine in quel tempo e ricordano sue varie opere.