Padre Ambrogio Donnini, al secolo Alfredo, nacque il 29 marzo 1924 a Santa Maria degli Angeli. La vocazione religiosa lo toccò da fanciullo e lo pose sotto l’ala dei frati minori verso i quali, custodi della basilica papale eponima del luogo, facilmente s’indirizzava il suo affetto di giovane angelano. Si formò dunque nelle comunità per novizi di quella famiglia francescana, a Città di Castello, nel Collegio Serafico del Farneto, ad Amelia. Al contempo era forte in lui l’amore per la Matematica, cosicché affrontò gli studi universitari, prima a Napoli, poi a Firenze. Qui, nel convento di Ognissanti, strinse amicizia con due altri estrosi frati, cui rimase sempre legato, il maestro del vetro Alberto Farina e il musicista Clemente Terni: Donnini sentiva di condurre, tramite il linguaggio matematico, la medesima indagine sul Bello condotta dai due. Altri confratelli con i quali instaurò grande amicizia furono il teologo Cristoforo Cecci e l’erudito e accademico del Subasio Marino Bigaroni, con cui padre Ambrogio condivise a lungo il convento di Chiesa Nuova ad Assisi.
Negli anni ’50, al convento perugino di Monteripido, in coerenza con la vocazione di questo studium francescano e la sua connessione al mondo universitario, Donnini collaborò con il padre Santini al riordino e alla conduzione del Gabinetto di Fisica fondato a inizio secolo. Insegnò Matematica e Fisica nei licei interni dell’Ordine e all’istituto magistrale delle Suore di Gesù Bambino a Santa Maria degli Angeli; mai nelle scuole della Repubblica; ebbe però con l’istruzione statale un lungo rapporto indiretto, seguendo fin da giovane, con francescana gratuità, quegli studenti che gli chiedessero aiuto.
Il maggior contributo da lui dato alla divulgazione della Matematica è 5 mila anni di pensiero matematico, storia della disciplina in 3 volumi per circa 2000 pagine, edita nel 2000-2001 da Il Capitello, casa torinese specializzata in didattica. Testimonianze familiari dicono che egli avesse lavorato a tale opera fin dal 1958. Si occupò, com’è ovvio, del più famoso matematico francescano, il genio rinascimentale Luca Pacioli, ma anche, un po’ a sorpresa, di Paoluccio Trinci, frate semplice, laico et sanza lictere (2003). Nel libro del 2004 La Matematica come fatto culturale – Il Medioevo e i Francescani, poi, Donnini cerca di rispondere a queste domande: «Si può parlare di matematica nel periodo medievale? Cosa s’intende per matematica in questo periodo? Quali contributi hanno dato i filosofi e teologi medievali, in particolare i maestri francescani?». Negli ultimi tempi lo studioso voleva dare corpo a una ricerca su “Le donne e la Matematica”.
Come ogni padre minore, ebbe nel tempo varie mansioni, non tutte connesse al suo profilo culturale: cappellano d’ospedale, confessore, economo, guardiano, santuarista,… Si ricorda il suo forte legame con la comunità d’origine e la propria articolata famiglia (aveva cinque fratelli); da sacerdote seguì costantemente l’una e l’altra nelle buone e nelle cattive circostanze; negli ultimi anni fu agevolato in ciò dal definitivo trasferimento alla Porziuncola, dove morì il 28 febbraio 2010.