Simone Pétrement, amica e biografa di Simone Weil, ci dà un’altra versione della visita di Simone all’eremo delle Carceri. Copiando una delle tante lettere inviate ai suoi genitori dall’Italia nella primavera 1937, per assicurarli che andasse tutto bene, forse anche troppo bene, l’altra Simone ci restituì un differente resoconto della visita all’eremo in mezzo ai boschi del monte Subasio, assai diverso da quanto Simone scriveva al giovane amico Jean Posternak:
“Avete rischiato per poco di perdermi per sempre, perché sopra Assisi, a un’ora e un quarto di strada, c’è un oratorio sulla montagna, antico eremo di san Francesco, dove un giovane francescano, raggiante di fede, fa da guida. Quando ha notato l’impressione che mi faceva il luogo, mi ha raccontato la storia di una donna del XV secolo che, vestita da uomo, aveva raggiunto quell’oratorio, s’era fatta ammettere come francescano e vi era vissuta per vent’anni. Solo dopo la sua morte si era scoperto che si trattava di una donna. La Chiesa l’ha poi beatificata. Se avessi saputo questa storia prima di salire, chissà se non l’avrei rivissuta io?”
È una storia che troviamo ripetuta da diversi autori, i quali raccontano di una ignota monaca cistercense che giunse ad Assisi travestita da uomo e chiese ai frati del luogo delle Carceri di poter vestire il loro stesso abito. Ma ecco che dopo pochi mesi – altro che vent’anni! – s’infermò gravemente, e prima di morire volle confessare il suo segreto, cioè di essere donna, ma nonostante questo fu sepolta nel sepolcreto dei frati, come riferì una “Breve narratione” del luglio 1670:
“S’entra dentro la chiesa fatta da san Bernardino … Quivi ancora riposa il corpo della beata Anonima da Lucca, quale essendo Monicha cisterciense nel monasterio di S. Cerbone di Lucca, et per l’assedio de’ fiorentini, furno traslate nel monasterio di S. Christina, l’anno 1444. Et questa beata di nascosto se ne fugì et vestita da homo venne in Assisi et accesa di ardente amore di militare sotto lo stendardo del padre san Francesco, venne qui in Santa Maria delle Carceri, et tanto pregò quelli padri che fu vestita da religioso et per solo sei mesi che visse quivi, arrivò ad un grandissimo stato di perfettione, per le grande penitenze et austerità di vita, vedendosi al fine de’ suoi giorni, communicò al suo confessore il tutto della sua santa vita et da tutti quelli padri fu cognosciuta la sua santità, et anco il suo sposo Bambino Giesù la illustrò.”
Cosa poteva scrivere ai suoi genitori Simone Weil? Lo voglio anch’io, anch’io come Giovanna d’Arco, voglio combattere anch’io sotto mentite spoglie tra le schiere di Francesco. Non ci avesse pensato questa anonima suora cistercense, che seguiva una regola originaria di Borgogna, francese come sono io francese, “chissà se non l’avrei rivissuta io?”. Poi si fa l’ora di tornare e Simone scende la costa del monte verso Assisi, ma l’ultimo sguardo è alla bellezza del panorama che si ammira dalle Carceri.
“San Francesco sapeva scegliere i luoghi delle sue dimore. Non ho mai visto nulla di così dolce, e sereno, felice come la campagna umbra vista da lassù”.