Chi vole ‘l pane se l‘ fetti
Il pianeta terra non sembra più in grado di arginare le conseguenze del riscaldamento globale e anche gli appelli alla cooperazione si appalesano come tardivi, stanti il rapido scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento degli oceani. I potenti delle nazioni avvertono come imminente la tragedia e dissertano su mille improbabili soluzioni, senza mai ricordare la causa matrigna di tale sventura: nessuno più indossa la maglia di lana. Sarebbe fuorviante relegarla tra i comuni indumenti: era una vera e propria corazza, un baluardo a difesa della salute capace di proteggere dai temibili sbalzi della temperatura, sempre causa di raffreddori, congestioni e dolori articolari. Certo, la lana procurava un fastidioso prurito sulla pelle; il popolo indolente, pur di non alzare un dito, per proteggersi dal freddo ha preferito rinunciare alla benefica maglia e incrementare le inesorabili emissioni di gas serra. Il futuro del mondo passa invece da un rinnovato senso di responsabilità. Riprendendo a vestirci come ci è stato insegnato dalle nonne, ognuno di noi potrà essere artefice del proprio destino, a patto che: “Chi vole ‘l pane se l‘ fetti; da chi je rode se gratti”.