06 Marzo 2021

Cianetti Tullio

Tiziano Sensi
Cianetti Tullio

Tullio Cianetti, primogenito del piccolo proprietario e colono Francesco e di Matilde Falchetti, nacque ad Assisi il 20 luglio 1899. Orfano del padre a sei anni, condusse un’infanzia modesta fra studio e lavoro divenendo nel 1916 istitutore al Convitto Nazionale. Prese parte come tenente d’artiglieria al conflitto mondiale nel 1917. Congedato come capitano, il 2 febbraio 1921 sposò l’assisana Maria Marcelloni e col suo ritorno ad Assisi recò l’eco delle istanze politiche che si andavano maturando nel dopoguerra. Membro del sindacato magistrale, il 10 aprile 1921 fondò il Fascio di Assisi e ne fu segretario politico nel 1922. Iniziò così la sua ascesa all’interno dei sindacati fascisti umbri, dei quali fu eletto segretario regionale il 10 ottobre 1924. Squadrista, prese parte alla Marcia su Roma. Concepì e visse il fascismo quale politica di collaborazione fra le classi, in aperta e violenta antitesi al bolscevismo e al capitalismo.

Le umili origini, fieramente dichiarate, insieme allo spiccato terzoposizionismo articolato in vertenze e concertazioni, e contro gli stessi ‘camerati’, gli costarono più volte l’ostilità dei gerarchi umbri, sino a subire un attentato. Maldigerendo le politiche della XXVII Legislatura, si portò nel 1925 sulle posizioni del sindacalismo rivoluzionario di Rossoni operando su scala nazionale ed emergendo come uno dei maggiori esponenti della sinistra fascista. Negli anni ’30, in simbiosi con gli sviluppi del fascismo-regime e del corporativismo, inanellò vari incarichi sino a divenire, nel 1934, Presidente della CNSFI. A coronamento del cursus arrivarono nello stesso anno la nomina a parlamentare e, il 7 novembre, la sua entrata nel Gran Consiglio del Fascismo. Il suo misto di realismo corporativo, socializzazione, imperialismo e interventismo (con posizioni filo-tedesche) lo condusse, il 21 luglio 1939, alla nomina di sottosegretario del Ministero delle Corporazioni e, il 19 aprile 1943, alla guida dello stesso. Favorevole all’Ordine del giorno Grandi, a seduta conclusa scrisse una lettera a Mussolini con la quale ritirava il suo voto. Arrestato a Zagarolo a metà settembre e condotto a Regina Coeli, Padova e infine a Verona, a processo, fu la veemente difesa operata dall’amico e concittadino Arnaldo Fortini, arrivato rocambolescamente a udienza avviata, che gli evitò – unico tra gli imputati – la fucilazione: venne condannato a trenta anni di carcere. Al termine del conflitto emigrò in Mozambico, dove spirò il 7 agosto 1976. Di questo ultimo trentennio rimangono le sue Memorie, i suoi articoli e i carteggi fra i quali le calorose lettere inviate da Maputo – «la mia prima lettera di libero cittadino» – all’amico cui doveva la vita e con il quale, di là dagli sporadici ritorni, mantenne vivido il ricordo dell’ormai lontana «casetta in Via Mojano» che gli faceva ancora «salì il magone» (Fondo Fortini v. 89 I, rispettivamente: p. 70, lettera del 25.I.1947; p. 76, lettera del 10.VII.1949; p. 81, lettera del 18.III.1951).

Tiziano Sensi

Studioso, dicono, e talvolta docente di questioni attuali e costumi atavici, fra un viaggio e l’altro.

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