09 Ottobre 2021

Pennacchi Antonio

Agnese Paparelli
Pennacchi Antonio

Bettonese di nascita ma assisano di adozione, Antonio Pennacchi è un personaggio straordinario nella sua ordinarietà il quale ha amato Assisi e la sua gente con particolare cura verso i poveri e i giovani prodigandosi di dare cibo e denaro ai primi e istruzione ai secondi.
Nasce il 27 gennaio 1782 nel piccolo borgo di Bettona da una famiglia molto religiosa, da un padre medico e da una madre casalinga che gli conferiscono una solida formazione cristiana. Il 21 dicembre 1799 riceve nella chiesa di Bettona la tonsura e i primi due ordini minori, ostiariato e lettorato. Ha 18 anni quando, conclusi gli studi ginnasiali, si trasferisce ad Assisi per studiare filosofia e teologia in un periodo di vari turbamenti sociali e politici in nome di quella libertà rivoluzionaria esportata dalle armi di Napoleone oltre i confini della Francia. Ricevuti gli altri due ordini minori (esorcistato e accolitato) e, nel 1806, l’ordinazione sacerdotale, diviene cooperatore della chiesa di San Pietro – dove è ancora sepolto – poi cappellano delle Monache di Sant’Andrea.
Le sue doti di studente e l’eccellente padronanza del latino gli permettono di distinguersi e di assumere la cattedra di grammatica superiore nelle scuole comunali di Assisi dove lavora per quaranta anni.
Ottiene l’epiteto di “Apostolo di Assisi” per l’enorme zelo che mette nel servizio sacerdotale senza rinunciare mai a predicare ovunque sia richiesto. Da Perugia a Spello, da Gubbio fino a Nocera Umbra e Todi, la sua parola esortante alla preghiera e alla penitenza arriva in ogni angolo dell’Umbria e la sua fama si diffonde a macchia d’olio scatenando anche l’ira di quelli che potremmo definire gli hater dell’epoca. Subisce offese, percosse e lapidazione. Ma, senza abbattersi d’animo, a chi lo percuote risponde: «Battete pure, perché sono un gran peccatore».
Il 25 settembre 1812 Antonio, mentre confessa una suora, preso dall’estasi esce di corsa dal confessionale diretto verso l’altare lodando il Signore e chiedendogli misericordia; uscito dal monastero, dona a una povera tutto ciò che porta. Da quel giorno tiene per se soltanto una stola e una tunica e dà tutto il resto ai poveri. Lo stesso Pennacchi spiega che il Signore gli ha indicato una nuova via di povertà: dedica così la vita alla cura dei meno fortunati.
Sono molti gli episodi di santità di don Antonio entrati nelle cronache: estasi, bilocazioni, miracoli di guarigione. Arriva perfino a predire il manifestarsi di un terremoto. Inoltre, venti giorni dopo la sua morte avvenuta il 6 novembre 1848, durante l’esumazione del cadavere il corpo è ancora perfettamente intatto, senza odori e con sangue vivo che sgorga da un punto del suo petto.
Nel 1893 inizia ufficialmente il lungo iter per la causa di beatificazione che, però, subisce vari rallentamenti. Dopo essere stata riavviata nel giugno 2016 con un decreto del vescovo Sorrentino, nel marzo 2019 si conclude la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione in attesa di un secondo iter.

Agnese Paparelli

Quando non seguo il calcio, scrivo cose. Sono laureata in Lettere Moderne e mi sto laureando in Comunicazione pubblica, digitale e di impresa.

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