28 Marzo 2021

Cannelli padre Gioacchino

Luca Truffarelli
Cannelli padre Gioacchino

«È opera umanitaria, è dovere d’ogni cittadino evoluto sollevare il popolo dalla vita materiale in cui giace, quando specialmente l’egoismo dei potenti vuol godere del frutto dei suoi sudori, sfrutta la sua ignoranza, rende la sua vita sempre più materiale».

Queste parole non sono di papa Francesco né di qualche fervente socialista bensì di p. Gioacchino Cannelli (nato Giuseppe: Viole di Assisi, 18 marzo 1878 – Camerino, 10 dicembre 1925) in occasione di una sua celebre predica quaresimale nel 1915 a Bologna.
Entrò nell’ordine francescano minore a soli 15 anni e fu ordinato sacerdote il 21 ottobre 1900.
Nel 1908 fu denunciato al Sant’Uffizio dal vescovo di Acireale per le sue “proposizioni più o meno moderniste e liberali” e ancora, nel 1910, le sue prediche furono oggetto di attenzione da parte di sacerdoti di Cremona scandalizzati dal suo fervore in favore dei «martiri del libero pensiero, sì li venero e invito voi tutti a deporre sopra di essi un fiore profumato» alludendo a coloro, da Socrate in poi, che avevano sacrificato la vita per le proprie convinzioni. Nello stesso giudizio gli fu rimproverata una predica a Messina, dopo il terremoto del 1908, da lui considerato non castigo di Dio ma errore umano per non aver costruito case adatte, piccole, nonostante i passati disastri.
Fu scagionato con l’invito a prepararsi «con studi più sani e profondi».
Questa sua libertà di pensiero gli venne invece riconosciuta dalla parte avversa. Così scrisse un giornalista di Cremona: «E il fascino di questo frate dov’è? È nella parola, nel gesto, nel lampo dell’occhio sì, ma il fascino vero è nella sua fede viva in Cristo».
Cappellano militare in Libia e sul fronte della prima guerra mondiale, in prima linea sull’Adamello con gli Alpini e per questo decorato.
Tra le sue predicazioni famose si ricordano quelle in città operaie quali Ancona nel 1915 e a Terni nel 1913 e nel 1923. A Torino i fedeli gremivano le chiese due ore prima dell’inizio della predica, a Bologna i professori universitari lasciavano liberi gli studenti per assistere ai suoi discorsi. Toccò a lui officiare alla posa della prima pietra della nuova facciata della Basilica di S. Maria degli Angeli, il 19 aprile 1925, davanti a 50.000 persone.
Questo suo fervore lo portò improvvisamente alla morte durante la Novena dell’Immacolata a Camerino quando predicò l’ultima volta in preda a una altissima febbre.
Per ricordarlo e onorarlo gli fu dedicato un numero speciale de “L’Oriente Serafico” la rivista dei Frati Minori.

Luca Truffarelli

"Artigiano nel mondo della stampa, è appassionato di storia e cultura umbro-assisana. Pubblica storie in parlata locale con lo pseudonimo di Chiucchierino de Jangeli"

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