30 Gennaio 2023

Appunti e tracce di lavoro per il 2026

Francesco Berni
Appunti e tracce di lavoro per il 2026

1. Partiamo da Astengo

Vorrei partire dicendo che ho sempre guardato con grande ammirazione la figura di Giovanni Astengo, prima di tutto, per il grande rispetto che ha avuto nei confronti della nostra città che ha approcciato attraverso un processo analitico-progettuale di tipo razionale connotato da un forte rigore scientifico condensato nel suo motto ‘Conoscere, comprendere, giudicare ed intervenire’. Aver studiato quell’esperienza quando ero ancora studente, da una parte, mi rendeva orgoglioso che si parlasse della mia città in un’aula universitaria ma dall’altra, provavo amarezza ed un certo grado di incomprensione rispetto alle notevoli resistenze che aveva avuto quel piano che oltre a muovere diversi interessi forse non era stato capito fino in fondo dall’opinione pubblica del tempo. Rispetto a quella stagione, quello di cui si sente spesso il bisogno oggi è la necessità di ritornare alla ‘pianificazione’ come metodo di lavoro seppur all’interno di scenari incerti e mutevoli come quelli odierni, avviando politiche territoriali integrate capaci di superare l’urgenza, il carattere puntuale e circoscritto che spesso caratterizza le misure attivate nel nostro territorio.

2. La situazione attuale del nostro territorio: tra criticità e opportunità

Il contesto a contorno è molto cambiato rispetto a quello che si trovò davanti Astengo alla fine degli anni cinquanta in cui il compito principale del suo piano fu quello di risanare il centro storico e governare il processo di crescita urbana. Era un momento di svolta per Assisi come lo è oggi d’altronde, dove ci troviamo ad affrontare nuove sfide legate ai temi ambientali, energetici e demografici che implicano scelte decise e fondate sulla rigenerazione dell’esistente seppur all’interno di uno scenario incerto e mutevole. Per questo spingiamo da tempo verso una revisione del piano di Assisi in un’ottica di consumo di suolo ‘zero’. E’ urgente pertanto affrontare questi punti critici passando dalle dichiarazioni ai fatti che devono trovare riscontro negli strumenti di pianificazione e nella realtà.

2.1 Le opportunità

L’ottavo centenario dalla morte di Francesco, come per l’Assisi di Fortini del 1926, può rappresentare un’occasione straordinaria per riprendere in mano il destino del nostro città da porre in sinergia anche con le importanti possibilità contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. In virtù di questo, vorrei esporre alcune riflessioni progettuali come tracce di lavoro verso il 2026[1]

2.2 Le criticità

Parto da una prima considerazione evidenziando come il nostro territorio sia connotato da ambiti che sembrano assumere la forma di ‘mondi a sé stanti’ connotati da forti contrapposizioni, fratture e divisione in termini di bisogni e di necessità come un mosaico scomposto di pezzi che non riesce quasi a stare più insieme: a) La Montagna dove si registrano le dinamiche classiche che connotano anche altre  aree interne del nostro appennino con un forte rischio di spopolamento, carenza di servizi e necessità di rilancio socio-economico, cura e manutenzione dei boschi e del sistema di fruizione. b) La città storica connotata da una inarrestabile emorragia di servizi essenziali e abitanti verso una mono funzionalità legata al turismo non rappresentando più il baricentro del territorio ma un palco per turisti frettolosi. c) La Piana come spazio connotato da ‘pressioni’ edificatorie ma in cui resiste una forte componente agricola in cui è immersa una costellazione di nuclei insediativi (frazioni) con la loro specificità. d) La città ‘continua’ di Santa Maria e Bastia Umbra che rappresenta un asse attrattivo in cui tendono a drenare servizi, attività commerciali e dove si concentrano la maggior parte degli abitanti.

2.3 Quadro di sintesi

In sintesi, questi mondi evidenziano da una parte, la presenza di fratture al loro interno e nella loro relazione passando da alcuni spazi in cui si concentrano opportunità ma anche molteplici distorsioni e altri abbandonati a se stessi in cui spesso si attivano relazioni di natura competitiva (pensiamo appunto al rapporto tra la città alta e la piana). Dall’altra, si registra la frammentazione delle risposte che spesso riflettono logiche meramente ‘emergenziali’ (rispetto a questo basti pensare alla congestione del centro storico nei periodo di massima affluenza turistica con disagi per i residenti e le attività commerciali storiche che ormai rappresenta un mantra che si ripete ciclicamente senza risposte efficaci).

3. Una strategia possibile: approccio e strumenti

Pertanto un primo obiettivo è sicuramente quello di ricomporre questo mosaico ricercando un equilibrio ed un armonia tra le parti che sono parte di un stesso unicum territoriale. Uno strumento può essere il piano regolatore generale che può contenere una visione integrata da attuare attraverso ‘progetti territoriali integrati’ che potremmo definire di ‘riconciliazione’ ispirati al concetto di ecologia integrale[2] cioè che assumono alla base una concezione di territorio non tanto come superficie asettica e spazio cartesiano neutro da piegare alle nostre esigenze ma luogo ‘vivo’ in cui riscoprire il senso della ‘misura e del limite’ ripensandolo come ‘bene comune’ su cui lavorare per contribuire al risanamento delle fratture interne e alla ricomposizione della frammentarietà delle risposte in campo. Si tratta quindi di ricostruire un dialogo tra i vari pezzi del mosaico. Ma per fare questo è fondamentale cambiare paradigma uscendo da logiche estrattive che vedono il nostro patrimonio ambientale, culturale, storico e artistico come ‘spazi da sfruttare’. Di questo dobbiamo innanzitutto prenderne consapevolezza e coscienza. Questa considerazione vale per tante parti del nostro territorio come la piana di Assisi su cui vorrei concentrarmi. Qui si concentrano molti interessi edificatori rispetto al tessuto urbano consolidato e al patrimonio rurale sparso come dimostrato dal caso ‘villa Gualdi’[3] .

4. Un modo diverso di guardare la piana

Se proviamo ad alzare lo sguardo salendo alla Rocca vediamo come Assisi e le sue frazioni costituiscono un sistema urbano policentrico fatta da una corona di piccoli centri urbani immersi una sorta di tessuto verde fatto di prati, campi coltivati e spazi ormai incolti. Potremmo iniziare a concepire questi spazi con uno sguardo diverso da solito pensandoli come una sorta di ‘infrastruttura verde’ e potenziale connettore ecologico tra centri urbani. Passare quindi dal pensare questa grande area verde da vuoto ‘divisivo’ tra le nostre città a ‘corpo vivente’ che unisce il tessuto insediativo.

5. La ricerca di nuovi significati: forma e sostanza

Ma che forma e significato possiamo dare allora a questo spazio?

A mio avviso la ‘forma’ di grande parco multifunzionale che unisce e ricostruisce un dialogo con l’edificato attraverso la sua maglia ‘reticolare’ fatta di percorsi e spazi pubblici in cui progettare i punti di accesso al Parco, aree attrezzate per far sport all’aperto, laboratori didattici legati all’ambiente e all’ecologia. Si tratta quindi di avviare un progetto di ‘riconciliazione’ dando un nuovo significato a queste aree verdi che anziché separare le nostre aree urbane e le frazioni aiuti a legarle. Il termine ‘multifunzionale’ vuole evocare la pluralità di attività che possono essere svolte al suo interno potenziando e valorizzando l’esistente che sono: i percorsi esistenti che seguono i segni della centuriazione romana, i tratti interrotti di tracciati ciclabili, l’ambito fluviale del Tescio, la rete di agriturismi e di aziende agricole che possono diventare punti di approdo in cui comprare prodotti biologici e ricaricare biciclette elettriche. Un parco la cui ossatura è fatta da aree agricole, fluviali e giardini pubblici con itinerari capaci di unire i centri della piana attraverso piste ciclabili attrezzate e percorsi di fruizione lenta. Per aiutare ad immaginarvelo pensate, con le dovute distinzione, ai parchi delle grandi metropoli come Central park per New York. Ma non serve andare molto lontano, il parco agricolo sud di Milano[4] è un esempio virtuoso di un area verde agricola di ricucitura tra centri urbani fuori il confine cittadino e la metropoli lombarda.

6. Primi passi: potenziare l’esistente integrando dimensione spaziale e sociale

Questo progetto potrebbe rappresentate un azione da inserire nel quadro delle opportunità di finanziamento legate al 2026 dove le risorse immateriale che ad esempio sono destinate a sostenere eventi possono essere incanalate all’interno di un progetto di territorio di lungo periodo. Sicuramente è necessario lavorare su due livelli: ‘strutturale’ con un progetto integrato da incardinare nel piano regolatore e del piano della mobilità e ‘sociale’ per il radicamento e la realizzazione partecipata di alcune parti attraverso l’attivazione di un ‘processo’ con le comunità locali in modo da favorirne l’effettivo utilizzo e il riconoscimento.

Il primo passo fondamentale è potenziare l’esistente e costruire fiducia intorno all’idea, adottando una logica incrementale che parta dalle aree già utilizzate spontaneamente dalla persone (pensate alla via Francesca e al percorso lungo il torrente Tescio usato per correre, passeggiare e fare sport all’aperto) che possono essere oggetto di rafforzamento sia in termini materiali (es. arredi, spazi attrezzati per la sosta e piste ciclabili) che immateriali (es. ingaggiando vari attori del territorio con iniziative sportive coinvolgendo le palestre del territorio, le scuole e le associazioni ambientali per la scoperta delle vocazioni naturalistiche del parco da tradurre in apposita segnaletica, etc[5]). Un altro esempio è individuare la rete delle aziende agricole, agriturismi e strutture ricettive lunga la rete di percorsi esistenti con i quali sviluppare accordi di collaborazione come punti di ristoro accreditati, vendita prodotti agricoli, ricevere informazioni e dove poter noleggiare biciclette. La scelta dei percorsi deve essere accompagnata dalla definizione di una segnaletica specifica per dare un immagine del Parco e l’individuazione di percorsi da mettere in sicurezza anche con interventi minimi da consolidare nel tempo in base al reale utilizzo.

Secondo passo è allargare il progetto, ridisegnando i punti di accesso del Parco, potenziare la rete ciclabili principali tra centri e anche in questo caso prevedere il coinvolgimento della cittadinanza in una sorta di ‘laboratorio civico aperto’ consolidando nel tempo il progetto del Parco come infrastruttura verde, ecologica e sociale. Vi faccio un esempio che ho seguito direttamente. ‘Reggio città dei sentieri’ è un progetto all’interno di un programma dedicato alla valorizzazione dei beni comuni urbani con il quale abbiamo vinto il bando partecipazione 2021 con il Comune di Reggio Emilia. La finalità è stata quella di progettare, realizzare e rendere vissuta la rete di percorsi escursionistici nella piana reggiana da sviluppare in collaborazione con alcune  associazioni locali che sono il Club Alpino italiano (Cai), la Fiab Reggio Emilia, il Consorzio di Bonifica dell’Emilia centrale, il Comitato territoriale Uisp di Reggio Emilia, l’Ente Parchi Emilia centrale, il WWF Emilia centrale e Istoreco (Associazione che si occupa di storia locale). Con loro il Comune ha sottoscritto un accordo formale. Si tratta di un processo di lavoro che prevede l’avvio di un laboratorio itinerante con  ‘passeggiate progettanti’ per completare la rete di percorsi al fine di completando ed integrando le reti ciclo-pedonali del Biciplan e le linee strategiche del Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums). In questo schema di lavoro, il Comune si impegna a consolidare e realizzare gli interventi fisici e gli altri attori a contribuire alla progettazione e organizzazione di iniziative ed eventi da allargare anche ad altri attori del territorio. Si tratta quindi di un processo finalizzato a potenziare le infrastrutture di mobilità ciclopedonale e valorizzare il paesaggio ai fini culturali, di inclusione sociale e di attrattività turistica.

7. Conclusione

Gli strumenti normativo e finanziari per farlo ci sono anche ad Assisi essendo presente un regolamento in materia di beni comuni per attivare questi tipo processi. Tornando ai fondi per il 8° centenario della morte di Francesco, l’obiettivo è passare da iniziative ‘liquide’ o ‘deterritoralizzate’ a esperienze di costruzione di senso riattualizzando e materializzando i principi francescani attraverso dei progetti, come quello della piana, che può diventare un laboratorio con la cittadinanza in cui riparare e curare insieme il territorio costruendo nuove forme di comunità e consapevolezza ecologia legata al fare insieme rendano vivo e concreto il messaggio di Francesco e lasciando un’eredità nello spazio.


[1] Sintesi delle condizioni a contorno: Opportunità di finanziamento (LEGGE 31 agosto 2022, n. 140 Disposizioni per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, PNRR), Concentrazione positiva di iniziative di rilievo internazionale, Problemi ‘strutturali’ come invarianti* legati al territorio di Assisi amplificati all’interno di un quadro di profonda incertezza socio-economica e geopolitica (turismo, abitare, energia, clima, ambiente).

[2] L’ecologia integrale è un approccio che affronta contemporaneamente la crisi economica, sociale e ambientale ma sopratutto dell’essere umano rispetto alla sua ambizione di superare i limiti naturali attraverso la tecnica, costruendo una frattura con la natura. L’economia ha progressivamente abbandonato la costruzione del bene comune per inseguire la massimizzazione del profitto e l’efficiente allocazione delle risorse, sulla base di una meritocrazia sempre più tecnologizzata.

[3] Un delibera di consiglio approva un riclassificazione di una serie di edifici sparsi nel territorio tra cui Villa Gualdi dove si riconoscono alcuni corpi edilizi ‘incoerenti’ poi tradotti in fase di intervento come volumi da recuperare accorpati su un nuovo fabbricato con un blocco compatto sgarbato e incoerente con il contesto. Variante al PRG Parte Strutturale relativa ai beni culturali sparsi art. 32 co.4 lett. l) l.r. n. 1/2015. (Aprile 2022)

[4] Parco Agricolo Sud di Milano ha una dimensione di 47.000 ettari.

[5] Si tratta di una prima area di intervento di circa 1000 ettari (10 Km2) potrebbe arrivare a circa 5000 ettari (50 km2)

Francesco Berni

Urbanista. Consulente del Comune di Milano per progetti di rigenerazione urbana e innovazione sociale. Ho lavorato per enti pubblici e privati nel campo della progettazione e pianificazione urbanistica. Svolgo attività di studio e ricerca presso il Dipartimento di Architettura DIDA dell’Università degli Studi di Firenze su temi legati alla rigenerazione urbana, innovazione sociale e disegno della città. Appena posso però me ne torno tra i vicoli di Assisi.

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