13 Maggio 2020

Vicoli

Tiziano Sensi
Vicoli

Chi per l’Italia abbia pellegrinato volgendo lo sguardo al petroso ordito che unisce le verticali facciate delle basiliche, i massici palazzi e le irregolari dimore, e vi si sia concesso il languido errare, non può che serbarne il ricordo e l’immagine.
Purtuttavia resterebbe un ben cieco errare se fra le immagini non si stagliasse, bianca e rosea, quella dei vicoli di Assisi per i quali è legittimo concedere una pur temporanea postilla al sempre benemerito Lexicon del Forcellini. Va qui subito fugato un liggioso equivoco: ad Assisi se sa cosa siano i vicoli, inelegante dunque cavillare oltre su ciò che al massimo si può narrare.
Dagli Ancajani a Santa Rosa, da Santa Margherita a Montecavallo, soprattutto in gentil contesa,  meglio di nervi e vene queste radici scoperte della Città Serafica si irradiano per le Parti. In essi i dolci profumi primaverili fluiscono nel turbinio sanguigno di ansie e speranze, singhiozzi e risa, ire e amori, dai polmoni delle sedi al cuore della Piazza. Vieppiù ad Assisi se sa, i vicoli hanno una arte tutta propria: svicolano dai vincoli e veicolano nel loro gran segreto, con la complicità di tutti. Non dunque costipati sentieri urbani ma solida famiglia di fochi, ciascuno capace di ardere se l’altro arde, di sognare, se l’altro sogna. Arte invero miracolosa, capace di condurre ogni anno nel passato e ancor più lungi dal dritto tracciato del tempo, della logica e talvolta della morale: lambendo un sogno, carezzando l’ineffabile. Persino in questi tempi di pandemia, sempre che quell’arte non si stata male appresa: sarebbe un incantesimo al contrario, basta sognarlo… Se sa. Potrebbe essere un modo cortese per ripagarli dopo aver loro fatto tanto sognare. Che li si sogni, nella ferma speranza che al risveglio non si palesino in mera immagine.

note etimologiche di Carla Gambacorta

Vicolo, ‘via stretta, viuzza’, arriva dal latino vicus (con l’aggiunta per via dotta del suffisso diminutivo –olo), in cui significava ‘villaggio’ e anche ‘quartiere’, legato alla radice indoeuropea weik- che indica l’unità sociale superiore alla famiglia. Troviamo vico, nel senso di vicolo (vivo ancora in alcune regioni), ad esempio in Dante, che traduce con Vico de li Strami il nome di una via parigina, Rue du Fouarre, in cui era venduto lo strame (da qui il nome) per il bestiame e dove nel Medioevo si trovavano scuole di filosofia: «essa è la luce etterna di Sigieri, che, leggendo nel Vico de li Strami, silogizzò invidiosi veri». Vico ha inoltre lasciato ampie testimonianze nei nomi di luogo, e ha originato vari derivati tra cui l’inaspettato vicino.

L’ascolto musicale
a cura di Pier Maurizio Della Porta

Voulez ouyr les cris de Paris
Ensemble Clément Janequin, Clément Janequin (1485-1558

Tiziano Sensi

Studioso, dicono, e talvolta docente di questioni attuali e costumi atavici, fra un viaggio e l’altro.

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