Calendimaggio è un turbinio di sensazioni, odori, colori e sapori, ma forse ancor di più è suono. Sarebbe impossibile scovare, tra i mille dardi sonori che colpiscono l’orecchio nei primi giorni di maggio, un singolo suono che racconti l’intera festa…
Uno dei più potenti è il prorompente battere dei tamburini, che si incunea tra le case e nelle case, rimbombando nei petti sopiti dall’inverno e risvegliando la tenacia dei partaioli. Al tacere dei tamburi si percepisce il melodioso canto delle rondini e degli usignoli, un suono ben più dolce che invita l’animo a far sue grazia e cortesia, armi indispensabili per raccogliere i frutti d’amore che spesso la lieta stagione offre.
C’è poi il suono del lavoro, la melodia composta da martelli e chiodi, ferro e legno, orchestrata dalle mani di chi omaggia il ritorno della primavera con la fatica e spende giorni e notti nei vicoli o in sede.
All’avvicinarsi della festa giunge anche il suono degli strumenti antichi; musiche lontane nel tempo e nello spazio, ma che in questa magica atmosfera trovano vita e significati nuovi, accompagnando il canto emozionato di giovani e anziani.
Forse però, fra questa miriade di suoni, ce n’è uno che più degli altri segna l’arrivo del Calendimaggio: il rintoccare solenne della Campana delle Laudi. Il suo suono, rimbombando tra le mura di Assisi, scandisce il tempo dei giorni di festa e le trepidanti attese di chi, col cuore in gola, si appresta a fare ingresso in piazza.
Quest’anno il turbinio sonoro che racconta e porta con sé la festa è costretto a prendere forma solo nella memoria, ma il suono di quei rintocchi che investono per la prima volta una piazza vuota ci lascia la consapevolezza che il Calendimaggio è inarrestabile, e che saremo sempre pronti ad accogliere la nuova nascente primavera.
note etimologiche di Carla Gambacorta
Suono, dal latino sonum – di origine indoeuropea dalla radice svan-/suan-, che esprime l’idea di rumoreggiare, suonare – è, in breve, causa ed effetto di quella sensazione ricevuta dall’udito. Con significato più esteso indica anche la musica, come si legge ad esempio nelle Rime di Boccaccio: «Quivi s’attende solo a festeggiare / con suoni e canti e con parole vane». Una curiosità: nei derivati di più recente coniazione si tende a mantenere o a ripristinare il dittongo, contrariamente a quanto accadeva in precedenza, come può essere esemplificato da suoneria (più frequente oggi di soneria) e dall’antico sonetto.
L’ascolto musicale
a cura di Giulia Testi
‘l senti matutino – Ensemble Cantilena Antiqua