La Rocca di Assisi non è un’occasione perduta. Figuriamoci, quella sta lì da più di 800 anni, imperturbabile. È vero: ha subito aggiustamenti, demolizioni, ampliamenti e – di recente – qualche intervento di restauro parziale, per tamponare l’emergenza e consentire un percorso di visita estremamente ridotto. Un po’ pochino, perché la tutela di un immobile storico è efficace solo se realizza il riscatto del monumento dall’ abbandono e conseguente degrado, se recupera l’opera e le attribuisce finalità nuove ma in armonia con le peculiarità che le hanno dato vita. Basterebbe guardarsi intorno e neppure troppo lontano: la Rocca (anch’essa albornoziana) di Spoleto ospita un museo, spettacoli, istallazioni, e con gli interventi sulla mobilità completati nel 2015 ha vinto la sfida più difficile per una fortezza, quella dell’accessibilità.
Proprio ora sembra stagliarsi all’orizzonte un bel milione di euro: benvenuto! Si parla di opere di restauro e consolidamento, indubbiamente necessarie, ma l’orizzonte descritto dalla stampa sembra ristretto. Il rischio è che non sia lo stralcio di un piano organico, ma un rammendo: mettiamoci un’altra “pezza”, mettiamocela d’inverno, sennò d’estate, con i turisti, ci facciamo una brutta figura. Ma la natura ci ha fatto vedere la dolorosa realtà, la pandemia, senza pietà ci ha mostrato tutte le fragilità. Non si vive solo di turismo. La Rocca-Simbolo di Assisi necessita di un progetto/piano organico che ce la restituisca, e per davvero. Parliamo di accessibilità (sul serio), di informazione (perché la Rocca ha tanto da raccontare), parliamo di lavoro (di un piano che faccia lavorare la macchina/fortezza per tutto l’anno e che produca reddito)..
No, la Rocca non è un’occasione perduta. È stata semplicemente, finora, un’occasione sprecata.
How To Be Invisible – Kate Bush