“Quattro aprilante, quaranta dì durante”. Ma una variante del detto napoletano meno conosciuta recita: “quattro brillanti, quaranta giorni”. Da tale adagio, sorvolandone la veridicità scientifica, si può desumere che il clima che vigerà nei primi quattro giorni sarà il medesimo dei futuri quaranta. Fin qui niente di nuovo, se non per il fatto che l’esegesi positiva del proverbio – un “dolce dormire” precipitoso è propizio ad un anno fertile ed abbondante – stride con quanto si spera ad Assisi e, se nel vocabolario etimologico del motto potessimo annoverare anche il senso che l’assisano ha travisato, il “quattro aprilante” diverrebbe una vox media. Non che il Calendimaggio repella l’idea di una “stagion lieta” nutrita e fiorente, anzi celebra tutt’altro, effettivamente però nel farlo a cadenze regolari tra impermeabili e tettoiamenti si perde l’immancabile fascino che è ad appannaggio delle sue edizioni più assolate. Agli anni in cui la “quarantena” del 4 aprile non ha dato alternativa se non nei fugaci brandelli di sole, ritagliati tra un diluvio e l’altro, tornano alla mente tutti i dubbi e le speranze che affollano i pensieri negli incerti giorni prossimi alle calende. “Ma se ce piove pe le scene come funziona? Le facemo domani ‘nsieme a quell’altri o ce l’annullano proprio?”, “Dai movemoce che per quando tocca entra in piazza poesse ch’ha smesso”. Se da una parte dunque è assodata l’inospitalità degli assisani, in questo caso per piogge impreviste e capricciose, sarà bene mostrare anche uno dei meriti più intrinseci: l’ironia, rivolgendola, come non mai quest’anno, ad una sorte privatrice e per di più canzonatoria (guarda che sole a ‘sto giro!), intonando lo sfottò dedicato alle débȃcle avversarie: “era meglio se pioveva, era meglio se pioveva!”.
note etimologiche di Carla Gambacorta
Quattro, dal latino quattuor, di origine indoeuropea (in sanscrito katuaras,che forse contiene il significato di 1 più 3). Il numerale ha originato diversi derivati, tra cui quaderno (quaterno) che nel Medioevo era infatti un fascicolo composto da quattro fogli, inseriti l’uno nell’altro e piegati in due. Ma da quattro discende anche un’ampia serie di proverbi e di modi di dire; d’altra parte quattro sono le stagioni, quattro gli elementi naturali, quattro i punti cardinali, quattro le mura, quattro i gatti, quattro gli assi e quattro gli antichi poeti che si avvicinarono a “omaggiare” Dante: «Poi che la voce fu restata e queta, / vidi quattro grand’ombre a noi venire: / sembianz’avevan né trista né lieta».
L’ascolto musicale
a cura di Giulia Testi
Non posso far bucato che non piova – Ensemble Micrologus