23 Agosto 2021

Libertà

Giacomo Buzzao
Libertà

Generazioni di giovani assisani hanno immaginato ogni cm. di suolo pubblico come un campo da gioco. In perfetta autoamministrazione, nelle piazze, nei vicoli, in piana o in salita, aspiranti calciatori A475 si sono passati il testimone – o meglio, il pallone, secondo il tempo spietato dell’invecchiamento biologico e dei diktat della società produttivista, che condanna il gioco, inutile dopo una certa età. Glabri mini-Baggi senza codino, Maradona paffuti e smilzi Ronaldi, hanno preso a cannonate mura, fontane, arcate e volte pinte, di destro, di sinistro, di punta: per decenni, senza rimpianti, neanche più tardi, dopo la laurea in beni culturali. Questo avveniva non senza conflitti – “Signò, proprio qua deve passà per andà alla messa? È la finale dei mondiali, se sbrighi, è inutile che ce manda i colpi”-, ma in un contesto di fluida normalità: la frugalità di due stracci per le porte, i bulletti e gli egocentrici che but-tia-mo-le-giù per le squadre, pronti? Via: la libertà: senza prenotazioni né tariffe, ad ogni ora, nella totale anarchia e comproprietà dello spazio cittadino. Padroni di Assisi, tanto quanto le macchine, gli albergatori e i turisti. Improvvisamente, ma non imprevedibilmente, questi cuori affannati però mai stanchi, queste tempiette grondanti nonostante i pacati consigli – “se sudi buschi”-, queste ginocchia storte ma ferme come colonne, questa infinita potenza metabolica, questa libertà danzante che sui sampietrini si faceva vita ed esplodeva in un paso doble, una piroetta o in un calcio sugli stinchi e una bestemmia, smettono di esistere. Al posto loro? Il decoro, la quiete pubblica, la valorizzazione. Le cazzate. Hanno vinto i compartimenti stagni: vuoi giocare? Vai al campetto e paghi. La partita è finita. È persa. Ma il campionato è ancora lungo.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Libertà è dal latino libertatem (a sua volta da liber), da cui si ebbero gli antichi italiani libertate e libertade, con successiva caduta della sillaba finale (tecnicamente per apocope, che ha prodotto la voce tronca o ossitona, cioè con accento sull’ultima vocale). È la ‘condizione di chi è libero, autonomo, indipendente, affrancato’.

Suggerimento musicale a cura di Eugenio Pacelli

«L’orchestra è un mondo. Ognuno contribuisce con il proprio strumento, con il proprio talento. Per il tempo di un concerto siamo tutti uniti, e suoniamo insieme, nella speranza di arrivare ad un suono magico: l’armonia. Questo è il vero comunismo. Per il tempo di un concerto.» (Andreï Filipov prima del concerto)
Ascoltate il violino e la sua libertà che trasmette nelle sue melodie

Ascolto: Tchaikovsky‘s Violin Concerto in D major, Op. 35 Hilary Hahn · Royal Liverpool Philharmonic Orchestra · Vasily Petrenko · Pyotr IlyichTchaikovsky

Giacomo Buzzao

Ha alternato esperienze di studio e lavoro tra Londra, Madrid, Barcellona, Lisbona e Parigi dove si è laureato nel 2017. Poi ha girovagato per il Sud America in cerca di risposte: non ne ha trovate ma adesso è dottorando in Economia presso l’Università degli Studi di Perugia.

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