Il Calendimaggio incarna, fin dai suoi esordi, una manifestazione pubblica di impudenza collettiva che vanta numerose imitazioni.
Attraversare nonscialanti in costume i quartieri periferici della città invasi – a maggio – da forestieri curiosi, è solo il primo di una lunga serie di atti di impudenza di cui il partaiolo, consapevolmente o meno, si rende protagonista ogni anno. Chiuderà il traffico, prenderà in ostaggio la Piazza e i vicoli per le scene; farà tardi e farà rumore, con buona pace dei pellegrini assonnati; mangerà e berrà molto, saporito (pure se prende la pasticca), in giro, in piedi o per terra; rimanderà gli impegni assunti il resto dell’anno e starà tra amici.
Sarà ironico, salace e beffardo – meglio se in pubblico – nei confronti del “nemico”, che è poi l’amico di infanzia, il compagno di scuola, il vicino…
Si improvviserà attore, cantore, regista e carpentiere, dando luogo, in uno straordinario sforzo collettivo dal basso, a pregevoli rievocazioni storiche e veri spettacoli di teatro e musica, che seppure amatoriali (impudenza delle impudenze) faranno invidia a quelle specialistiche e professionali. L’impegno di un anno – immane spreco! – per una notte o poco più.
Fino all’acme: le scene di parte. Poesia, immersione in un medioevo inatteso e sorprendente ma che tu, funzionario a cui chiede un contributo per mantenerle, non vedrai mai; come non le vedrà nessun altro oltre ai giurati… te devi fida’.
In tempi in cui tutto (norme di igiene, sicurezza, fisco, privacy, ora il virus!) appare ostacolare in ogni modo l’impegno volontaristico e sociale, più che mai il Caledimaggio (che non c’è) manca e fa percepire forte quanto forme di aggregazione sociale e riti collettivi simili siano necessari, indispensabili per la felicità e il benessere delle persone..
note etimologiche di Carla Gambacorta
Impudenza, caratteristica di chi è sfacciato, impertinente, sfrontato, viene dal latino impudentiam (formatosi da impudentem), composto da in– con valore negativo e il tardo pudentia; il tutto da pudere ‘provare vergogna’. Chi è impudente è l’esatto contrario di chi è pudico, anch’esso da pudere e ugualmente per via dotta, così come pudore, pudenda, il letterario e desueto pudenza, e altri ancora. Scrive nel Trecento Domenico Cavalca, frate domenicano: «intollerabile impudenza, cioè svergognamento si è, che, ove la divina maestà si esinanitte, e avvilì, insuperbisca, e invanisca l’uomo, che è un vermicello».testimonianze nei nomi di luogo, e ha originato vari derivati tra cui l’inaspettato vicino.
L’ascolto musicale
a cura di Pier Maurizio Della Porta
Un cavalier di Spagna
Anonima frottolisti, in Musica disonesta