L’idea, la categoria ultima, sintesi suprema dell’essere e del pensiero, è anche prezioso alleato contro la noia delle notti d’estate. Specialmente quelle tra fine luglio e Ferragosto. Quando si è tra i pochi rimasti al bar, arrivati all’immunità di gregge contro il virus letale delle carte che paralizza i cervelli ed addormenta le coscienze fino all’arrivo dell’autunno. È particolarmente letale dopo gli entusiasmi di giugno e delle prime settimane di luglio, avvertono gli esperti.
I pochi non contagiati ripetono per contrappasso: “Ma possibile n’ce sta niente da fa su sta città?” La fabbrica delle idee funzionava a pieno regime quando chi appena patentato metteva a disposizione il mezzo per una scampagnata. Che quando ci si sentiva più ribelli e la benzina costava meno, prendeva la forma del bagno o del caffè a Senigallia, o la passeggiata in Piazza del Campo a Siena, a Gubbio, al lago. Poi una piadina ed un cornetto, perché no, un bagno in piscina quando ce n’era una, e chiacchiere fino all’alba, insaziabili curiosi di massimi sistemi, dentro le Punto abbozzate coi piedi sul cruscotto. Eravamo sicuri che le nostre idee fossero speciali e che lo fossimo pure noi. Noi, giovani assisani disinteressati al conformismo del mondo che iniziava a valle. Che poi, queste idee non furono mica mai pensate. Ad Assisi, fluttuano nell’aria piene di elio, pronte ad essere pescate giù dall’iperuranio. Sono ultime versioni di storie e racconti di fratelli maggiori, processati e dimenticati, che affiorano alla mente, nella disperazione di un territorio sociale per vocazione ma senza cura per i suoi figli. E allora: “c’ho n’idea. Annamo al colosseo e artornamo!”, è l’isomorfismo del sottobosco Assisano, delle generazioni anticonformiste ma tra loro uguali al ritmo delle estati che se ne vanno.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Idea è voce dotta dal latino ideam, a sua volta dal greco idéa ‘aspetto, forma, apparenza’ che deriva dal verbo di origine indoeuropea idêin ‘vedere’. Può essere forse interessante notare che la prima attestazione scritta della voce con il significato di ambito filosofico ‘forma pura a cui fanno capo tutte le manifestazioni reali di un oggetto’ è nel Convivio di Dante, definito dal Petrarca, e a ragione, «dux nostri eloquii vulgaris».
Suggerimento musicale a cura di Dionisio Capuano
Idea – Bee Gees [Idea, 1968]
Un anno prima la Summer of Love. I fratelli Gibb, qui nella loro giovinezza, cantano la stagione delle promesse. E quasi ci si crede.