21 Agosto 2020

Terrazze

Paolo Petrozzi
Terrazze

La terrazza o il terrazzo (raro caso in cui la lingua consente i due generi) è uno di quei luoghi amati e desiderati dagli assisani. Questo sentimento nasce forse dal fatto che leggi edilizie e vincoli correnti non ne prevedono la realizzazione. Qualcuno si è addirittura inventato una sorta di concorso chiamato “balconi fioriti” per invogliare i possessori all’abbellimento del proprio attraverso la competizione. Il terrazzo, il balcone, l’altana, sono la massima espressione, la sublimazione dello stare fuori d’estate. Si sta in terrazza per leggere, gustare un caffè, curare il proprio giardino pensile in una sorta (come direbbe Montale) di “meriggiare pallido e assorto” ma soprattutto si sta in terrazza con gli amici sotto le stelle. Non c’è nulla di più piacevole, in una sera d’estate, quando la calura diurna tende a mitigarsi, potersi sedere all’aperto per gustare il tramonto e un amicale convivio. Quelli che il terrazzo non ce l’hanno tendono a giustificare questa mancanza affermando, secondo un antico detto, che esso rappresenta una goduria per tre mesi all’anno ed una maledizione per i restanti nove. Perché le cure che richiedono queste appendici della casa sono di gran lunga superiori ai vantaggi. Al contrario per i possessori di terrazzi nulla c’è di meglio che arricchire quello spazio di vasi, di ferri battuti e altre diavolerie fino ad arrivare alla catarsi esulcerante dei nanetti di terracotta. Ci sono infine dei ristoranti che hanno fatto del terrazzo una vera e propria attrazione. Un elemento in più per i propri clienti. Tra questi uno si affaccia sulla valle di Tescio e sulla Rocchicciola, un altro, al contrario offre il panorama della pianura e della Valle Umbra da Spoleto fino alle alture di Perugia. Visto che siamo in estate provate a scoprirli da soli.

brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Terrazze è plurale di terrazza, dal latino tardo terraceum, da terram, che ha dato origine a molteplici composti e derivati. Il suffisso –azza (in luogo di –accia) fa propendere per l’ipotesi di un’importazione della voce dall’area gallo-romanza (in francese è terrasse, dal provenzale terrassa). Al maschile è ricca di significati in diversi ambiti (architettonico, geologico, morfologico, in araldica, militare, ecc.), e in alcune regioni terrazza (propriamente ‘copertura scoperta di un edifico e cinta da un parapetto’) si usa anche in luogo di terrazzo nel senso di ‘ampio balcone’.

Suggerimento musicale a cura di Dionisio Capuano

La Terrasse des Audiences du Clair de Lune – Claude Debussy [Preludi, libro II – Maurizio Pollini, 2004]

Tutte le trepidazioni e i magoni per quella convocazione. E se non c’è stata, sarà magari stanotte.

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