Il futuro tange l’esperienza umana sotto forma di aspettativa. Volubile ed inafferrabile, ma non per questo implasmabile, determina con arroganza la consistenza del presente; almeno tanto quanto il passato. Fare-cambiare, motivarsi ed accelerare, oppure sedersi al bar e non-fare-aspettare, rimandare, dipendono in gran parte da astrazioni sul divenire, checché ne dica il Buddha. Il futuro è un artificio e soprattutto è ancora neutro.
Ecco perché nonostante i minuti margini di manovra concessi dalla vita, il trucco è mettere a fuoco l’orizzonte con le giuste lenti. Per ottenere un presente motivato-dinamico, l’oculista raccomanda: base verdognola per intuire la speranza del cambiamento, con sfumature violacee intenso per imparare a sognarlo. Ma vessato dagli affitti rabbinici del centro storico pure lui ha chiuso bottega, e ai giovani assisani, con la cataratta ereditaria, restano poche onde dello spettro visibile da percepire. Prevalgono il nero della negazione e della paura, il grigio dell’indifferenza e dell’apatia: ne risulta un futuro espropriato, già condannato: ne consegue un presente che per rendersi sopportabile trangugia palliativi e giustificazioni, di adolescenti che vivono di t’arcorde quando, di trentenni in overdose da nichilismo, di dispensatori di tanto è sempre stato così. Peggio ancora! Puzza di nostalgia e per contrappasso non smette di ammiccare ad una presunta età dell’oro. Alle pendici del Subasio il futuro è già un ricordo. Eppure, in questo chiaroscuro gramsciano, del nuovo che non avanza, dei Mazzarò che accumulano e speculano senza neppure la gattopardesca accortezza che tutto cambi, il futuro se ne sta lì, ciononostante, pronto a cominciare un giorno alla volta. Va riconquistato: operando la cataratta e cambiando le cazzo di lenti innanzitutto.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Futuro ‘ciò che sarà, che avverrà’, aggettivo e sostantivo, è voce dotta dal latino futurum, participio futuro del verbo esse ‘essere’, ma derivato da altro tema, sulla base della radice del perfetto latino fui. Al plurale indicava anche ‘i posteri, i discendenti’, quindi i futuri.
Suggerimento musicale a cura di Filippo Comparozzi
“Perché io, io sono innamorata del mio futuro. Non vedo l’ora di incontrarlo”. Billie parla dell’autoriflessione e dell’essere uno specchio per se stessa, il video e la canzone sono entrambi specchi. Amare sé stessi prima di amare il prossimo. Esattamente a metà della traccia, il ritmo cambia e la cantante passa dal lamentarsi del suo passato a sembrare gioiosa per il suo futuro. Così pure il video si trasforma letteralmente a metà. La pioggia scompare, la natura inizia a sbocciare e molti degli stessi scatti riappaiono modificati per sembrare ottimisti e pieni di speranza.
My future – Billie Eilish