Quando si è piccoli si pensa sia necessario crescere per imparare a ragionare come un grande, per capire tutto e finalmente dare un “verso” alle cose.
Poi crescendo ci si rende conto che spesso le cose un verso non ce l’hanno e che in certi casi stagnano nelle loro paralisi senza un piano. In altri casi la mano antropica c’è, ma il criterio è sconosciuto, per così dire “a vanvera”. E si capisce che non è vero che le cose vengono sempre gestite da chi sa farlo. Questo accade un po’ dappertutto, anche ad Assisi.
Spesso chi gestisce le cose non ha le giuste capacità, oppure non è in grado di percepire il cambiamento di esigenze e paradigmi per i quali occorrono scelte del tutto nuove. Spesso ci vuole coraggio per sperimentare ed esistono troppi vincoli per farlo. In questa incapacità, si continuano ad usare strumenti vecchi e scelte anacronistiche soltanto perché “si è fatto sempre così” o in rassegnazione alla constatazione che “in Italia funziona così”. Ed ecco che torna la nostra parola dell’abbecedario.
Le persone sono stufe della politica perché si imbelletta di parole e nei fatti non ascolta né osserva. L’unico modo per non agire “a vanvera” è stare alla realtà, proprio di fronte, guardarla negli occhi con umiltà, con apertura e il coraggio anche di far crollare qualche vecchia certezza, senza partitismi ma solo valori.
Prendere decisioni dall’alto non è la scelta giusta. E neanche farsi scrivere i passi da fare dagli altri.
Solo sviluppare competenze specifiche mettendole a servizio, ascoltare le esigenze e interpretarle in soluzioni progettuali di alta qualità, può essere la soluzione. Tecnica e ascolto “dal basso”. Questo è l’approccio e il metodo empirico che guarda al futuro e che evita la nostra parola. E attenzione ai ciarlatani!
Rimbocchiamoci le maniche.
Political World – Bob Dylan