01 Novembre 2021

Utopia

Alessio Mariucci
Utopia

I giorni sfilati lungo l’estate 2021, “post-covid” hanno detto gli ottimisti, sono stati un vettore che ci ha allontanato sempre di più da una delle pause più globali che il mondo civilizzato abbia mai conosciuto nella sua storia millenaria. Nel fermarsi degli insostenibili ritmi di vita e di produzione che scandiscono la giornata, sono sembrate per un attimo vacillare anche le certezze delle sue classi dirigenti “illuminate”, che avevano costruito un mondo plasmato sulla convinzione di uno sviluppo infinito all’interno di un ambiente che risponde alle logiche dei limiti imposti dalla natura. E ha rifatto capolino il pensiero utopico.  Epperò la consistenza della vita e dei valori in vigore oggi in una parte delle società governata dal libero mercato ha investito dell’aura dell’utopia concetti come uno spazio pubblico nuovamente luogo di confronto e dibattito nella piena disposizione dei cittadini, un’amministrazione che non releghi a privilegi straordinari il governo del territorio e la garanzia dei minimi diritti di cittadinanza in merito a scuola, casa e salute, un patrimonio naturale, culturale e sociale sedimentato avocato dalle logiche di mercificazione e estrazione. La sensazione è che l’arretramento nel campo dei diritti fondamentali e nei valori identitari della cultura contemporanea, sia tanto e tale che per raggiungere l’eutopia di Tommaso Moro, un mondo migliore, gli orizzonti a cui rivolgersi di cui parlava Galeano siano molto ma molto più bassi di quelli che muovevano le istanze dei nostri padri. Anche a Assisi. Oggi soprattutto a Assisi.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Utopia è voce dotta coniata nel 1516 in latino moderno dal filosofo inglese Thomas More (in italiano Tommaso Moro), che così denominò nel suo Libellus… un luogo ideale ma immaginario, che non c’è, partendo dal greco ou ‘non’ e topos ‘luogo’. È estensivamente ‘ciò che viene proposto come modello, spesso però astratto, non realizzabile, che non ha riscontro nella realtà’.

Suggerimento musicale a cura di Filippo Comparozzi

Seconda stella a destra…e poi dritto fino al mattino”. È questa la strada da seguire per arrivare all’isola che non c’è, un luogo immaginario, che esiste soltanto nella mente e nei cuori di chi crede nella sua esistenza. “È una favola, è solo fantasia”, direbbero i saggi e i maturi, canta Bennato. Una terra dove non ci sono santi né eroi, non ci sono ladri e non c’è mai la guerra: un ideale, un’utopia, direbbero in tanti. Ma quello che per tanti è soltanto un sogno ad occhi aperti, per Bennato è un luogo che chiunque può ritrovare dentro sé stesso, è l’innocenza che ci siamo lasciati alle spalle, una volta cresciuti.

L’isola che non c’èEdoardo Bennato

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