30 Aprile 2021

Fragilità

Carla Gambacorta
Fragilità

Al fiducioso, ma, col senno del poi, ingenuo e azzardato «Andrà tutto bene!» dei primi mesi di pandemia, sono subentrate troppe insanabili ferite. Una di queste, causa coronavirus, coinvolge ciò che ritenevamo essere un punto di forza. Quello di chi vive in un centro storico, con un DNA imbevuto dell’abitudine all’incontro casuale ma essenziale. Ovunque la rete dei rapporti umani è fatta anche di incontri non intenzionali. Ma questo è ancor più vero nella vita di un borgo, in cui si è partecipi di un modo di vivere, quello di una piccola comunità, dai tre ai novantanove anni. Condizione privilegiata, almeno per noi. Ci si incontra per caso, nei soliti luoghi, nelle ore canoniche, mentre bevi un caffè, passeggi, o gusti un aperitivo. Per caso. Ma c’è. È così. Volti con cui intraprendi chiacchiere spontanee, leggere o intensissime. Sintonia o anche contrasti. Tutto casuale quindi, ma immancabile: di giorno e di notte. E sai che rivedrai quei volti, prima o poi. Ma si continua a morire. E troppi volti mancheranno all’appello e tu quasi non te ne eri accorto. Perché il confinamento ha chiuso in casa i nostri volti, in zona rossa, in zona arancione. Gialla mai qui ad Assisi, da mesi. Il punto di forza è divenuto incerto, debole, confuso. Il maledetto coronavirus ci ha reso più fragili. Molto più fragili. E più soli. A poco servono le videochiamate o le piattaforme in cui incontrarsi online, senza odore, senza pelle. La nostra tela si logora; il tessuto dei rapporti umani si sfilaccia. E non ne puoi più di oltre un anno di chiacchiere, stavolta programmate, degli scienziati, dei politici, dei tuttologi di turno. Ignari di quei volti, che invece tu non dimenticherai, ma che non hai più incrociato, nemmeno per un saluto.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

La fragilità, tecnicamente, è la ‘qualità di ciò che è fragile’, e proviene dal latino fragilitatem, derivato da fragilis, a sua volta originato da frangere, cioè ‘rompere’. Le parole si originano e si incontrano, e rimandano spesso con immediata semplicità al loro significato; la radice di frangere (frag/frang), ad esempio, ha dato luogo a molteplici voci, anche inaspettate, che richiamano tutte più o meno direttamente il concetto di qualcosa che si rompe, tra le quali fedifrago, fragorefrananaufragionubifragio, in cui si “spezza” un patto, l’aria, la roccia, le navi, le nubi. E anche le nostre certezze, talvolta, possono franare.

Suggerimento musicale a cura di Simone Marcelli

In un’intervista, il compositore americano Frank Ticheli confida di aver sentito l’impulso di scrivere quest’opera vocale nel periodo in cui il forte desiderio di pace si contrapponeva alla insostenibilità del proseguimento della guerra in Iraq. Nel buio, nel dolore la musica ha il potere di guarire, di riportare la luce e la speranza.

Ascolto: Earth Song – Frank Ticheli, 2007 – [VOCES8, 2020]

Carla Gambacorta

Professore aggregato di Filologia italiana (SSD: L-FIL-LET/13) all’Università per Stranieri di Perugia.

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