Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
L’antropogonia biblica ci dice essere di terra, o di pietra come i figli di Deucalione e Pirra; anche per il popolo Ainu siamo di humus: umili.
Allontanarsi da questa condizione significa ignorare le origini o, magari, innalzarsi verso una consapevolezza che ci migliora, ci fa simili a modelli elevati.
È una virtù l’umiltà? Se la si vive come un freno alla conoscenza, come una condizione da non superare in quanto l’alternativa è la superbia, nutrita dai frutti dell’albero omonimo, può essere un rischio esistenziale, una limitazione che ci rende indistinguibili dal fango da cui siamo originati. Se accettiamo l’umiltà come condizione sufficiente al vivere, la nostra umanità si avvilisce.
Qual è la soluzione? Guardare al cielo con i piedi ben fissi sulla terra. Arditi e consapevoli di saper contare stelle e pianeti, rimanere sgomenti ma non passivi di fronte all’immensità del loro numero, l’infinitezza delle loro distanze, con l’idea di percorrerle un giorno, certi che prima o poi sarà nella disponibilità dell’uomo humilis la smisurata energia degli universi.
Ma c’è, oltre l’umiltà cosmica, un’umiltà quotidiana, che va esercitata verso gli altri, con gli occhi rivolti verso gli stessi piedi che, dove poggiano, ci ricordano l’origine propria e quella altrui, dell’identica terra.
E quella sublime, raccontata dai poeti: benignamente d’umiltà vestuta che alimenta l’anima altrui comunicando direttamente con essa o, per restare tra noi, l’umile acqua che sulla terra, appunto, scorre.
Certo, vantare umiltà: imparate da me, che sono mite e umile di cuore, sembrerebbe un ossimoro, ma dipende dal protagonista, perché se non sei il Cristo fai dell’umiltà la mezzana della tua superbia.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Umiltà, dal lat. humilitatem ‘qualità di ciò che è umile’, si è formato da humilem che, muovendo da humus, significava propriamente ‘poco elevato da terra’ e di conseguenza in senso figurato ‘di bassa condizione, modesto, semplice’. La ricchezza dell’italiano è raccontata anche da questa voce: accanto al superlativo umilissimo, si aveva l’ormai desueto umìllimo (direttamente dal lat. humillimum), e varianti di altre forme come umilemente, umilitate e umilitade.
Suggerimento musicale a cura di Simone Marcelli
Il giovane compositore norvegese ha concepito l’opera, per doppio coro e orchestra d’archi, descrivendo un viaggio spirituale che dalla immacolata nebulosità delle sfere celesti conduce alla concretezza del mondo terreno: un percorso in cui la ricerca di pace e serenità è sottolineata dai suoni quasi trasparenti delle voci e degli archi che si vanno a sovrapporre fra loro in un’ampia eco. E durante l’ascolto viene da sincronizzare il nostro respiro con le lunghe arcate che disegnano la perfetta, pura rotondità del cosmo.
Ascolto: Sunrise Mass [Coro Città di Bastia, Live, Roma, 2019] – Ola Gjeilo