02 Giugno 2021

Verità

Paolo Marcucci
Verità

Il mito della caverna è uno dei racconti più noti che possiamo trovare nella Repubblica di Platone.
Questo mito parla di alcuni uomini rinchiusi dalla nascita dentro una caverna, con gambe e collo incatenati, impossibilitati a volgere lo sguardo indietro dove arde un fuoco, per cui vedono solo alcune ombre proiettate sopra una delle pareti; di conseguenza pensano che le immagini proiettate siano l’unica e vera realtà che li circonda, senza pensare a ciò che succede alle loro spalle. Questa è la loro verità.
Oggi, ancora nel pieno della pandemia da coronavirus, fatichiamo a discernere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è reale da ciò che è soltanto virtuale. Quando smanettiamo sui social network, o navighiamo sul web, molte volte quello che vediamo non è quello che succede davvero: sono solo delle proiezioni di ciò che è la realtà, una trasfigurazione della verità. Insomma siamo tutti sempre più obbligati a concentrarci sulla nostra personale “caverna” fatta di social media, di web, di videoconferenze e WhatsApp.
Assisi non resta indenne e continua a vivere nella sua “caverna”, dove le ombre sono le lamentele, il pressappochismo e la mancanza di idee. Possiamo forse augurarci che qualcuno di quelli chiusi in questa caverna riesca a liberarsi dalle catene e a uscire anche se, come nel mito, uscendo potrebbe rimanere abbagliato dal sole e forse non riuscirebbe a convincere gli altri di ciò che c’è fuori dalla caverna.
Per nostra fortuna, invece, la storia da sempre è stata ricca di uomini e donne che, sfidando l’ostilità dei contemporanei, liberandosi prima dalle loro catene, sono usciti dalla caverna e hanno condiviso con gli altri la “verità”. Un imprevisto è l’unica speranza.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Verità, che ci arriva direttamente dal latino veritatem indica sostanzialmente – sorvolando sulle varie implicazioni nei diversi ambiti – la qualità di ciò che è vero (cioè degno di fede, o che corrisponde alla realtà, o anche esatto, o giusto, o sincero). Deriva da verum, e quindi da una radice var– che nell’antica lingua dello zoroastrismo (lingua avestica) racchiudeva il concetto di ‘credere’. Verità è parola cara, che andrebbe maneggiata con cura. Oggi è deprezzata dai troppi che corrivamente la sfoggiano in tasca e la svendono in ogni occasione, anche seria, in cui invece sarebbe indispensabile essere veritieri. Per essere creduti, appunto.

Suggerimento musicale a cura di Simone Marcelli

In questo disco Oldfield concede molto alle atmosfere celtiche, sempre rilette nel suo inconfondibile stile melodico ed orecchiabile. Il brano proposto è quasi una suite, in cui i diversi temi musicali ben identificano la successione dei movimenti che la compongono, conducendoci da una iniziale atmosfera di cupezza alla scoperta della positiva conclusione del tema principale, in un finale luminoso, sottolineato dalla lunga cadenza orchestrale.  

Ascolto: Mont St. Michel [Voyager, 1996] – Mike Oldfield

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