09 Maggio 2020

Fiaccole

Valentina Aisa
Fiaccole

Se alla stregua della ‘colonna sonora’ fosse possibile parlare di una ‘colonna olfattiva’, ebbene, quella del Calendimaggio sarebbe senza dubbio l’odore delle fiaccole. Dove, nell’immaginario assisano, la fiaccola nulla ha di olimpico, né di altrettanto glorioso: a guardarla è un semplice barattolo di latta, sapientemente annerito per cancellare il colore della modernità; a far da stoppaccio un quadrato di balla grezza arrotolata e un anello di creta per fissarlo al fondo della latta. Il tutto si compie con la colata riempitiva. Un lavoro da giovani partaioli – che fanno così la “gavetta in sede” -, lavoro da grandi, invece, quello del maneggiare la cera fusa.
Eppure, la fiaccola porta in sé l’essenza magica delle notti di Calendimaggio, quando i vicoli si riempiono del fumo denso di cera e gasolio, un odore che resta nelle narici e sale fino al cassetto dei ricordi, pronto a riaprirsi ad ogni primavera. Anche in questa, privata del suo Calendimaggio, dove nel silenzio del rinato Medioevo i barattoli disseminati lungo le vie non potranno crepitare ad ogni folata di vento, dove gli occhi non accarezzeranno l’atmosfera calda e complice del fuoco, dove il naso non si lascerà inebriare da tanta potenza evocativa. Ma le fiaccole continueranno ad ardere dentro di noi, continueranno a dirci che il Calendimaggio non muore per colpa di un virus, continueranno a vincere la notte.

note etimologiche di Carla Gambacorta

Fiaccola, dal latino parlato flaculam, a sua volta da faculam, diminutivo di fax, facis, da cui in italiano si avrà anche il poetico ‘face’ (‘fiaccola’), è forse vicino al greco phaos/phōs ‘luce’, o forse alla radice di phak-elos cioè ‘fascio (di ramoscelli da bruciare)’. In ogni caso la fiaccola è un fusto di pino, o di altro materiale resinoso comunque infiammabile, utilizzato per illuminare. Com’è noto, la voce assunse anche il significato figurato di ‘ardente passione d’amore’, che si legge, ad esempio, in Boccaccio: «Africo, stante costoro ascoltando, / fra l’altre una ninfa agli occhi li corse, / la qual alquanto nel viso mirando, / sentì ch’Amor per lei il cor gli morse / sì, che gli fé sentir, già sospirando, / le fiaccole amorose».

L’ascolto musicale
a cura di Pier Maurizio Della Porta

“Lucente Stella”
Simone Sorini, Codice Rossi XIV sec

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