Mammifero del phylum delle meraviglie, indigeno dell’Assisiate, specie non protetta ma ostinata a non estinguersi. Viene tradizionalmente accostata all’uomo, anche se l’uomo non è un mammifero, bensì appartiene all’ordine degli invertebrati. Caso unico in zoologia, durante il periodo di Calendimaggio la donna subisce una vera e propria evoluzione temporanea, diventando Madonna: creatura semidivina e semileggendaria, oggetto di autentica venerazione, al pari di una Venere paleolitica, presso le culture (per l’appunto paleolitiche) della Seraphica Civitas, tanto che è impossibile rivolgerle la parola senza darle del voi. Animale sociale, la Madonna si muove in stormi compatti e sguaiati, si adatta facilmente a qualsiasi ambiente ed è bella, sì, bella e pericolosa. Perché a differenza della donna, onnivora con tendenza alle diete moderne, la Madonna sopravvive di un’alimentazione cannibale: quando ha bisogno di cacciare, si serve di una strategia simile a quella dei pesci-lanterna che attraggono le ignare sardine grazie a una luce ipnotica, con la differenza che la “lanterna” impiegata dalla Madonna non emette luce – al contrario, chi l’ha vista sostiene che sia buia e profondissima; eppure è altrettanto ipnotica e persino più letale, tanto che parecchi non ne escono mai più. Non è stato ancora stabilito se la Madonna sorrida perché torna primavera o se sia l’esatto opposto; quel che è certo è che l’una non può esistere senza l’altra. Una leggenda locale parla di un anno in cui il Calendimaggio non si festeggiò, e alla donna fu dunque negata questa miracolosa trasformazione; toccò allora a quei celenterati degli uomini l’ardua missione di non dimenticare che dentro ogni donna vive una Madonna.
note etimologiche di Carla Gambacorta
Donna è l’esito del latino parlato domna, dal latino dominam ‘padrona di casa’ ma anche ‘signora, sovrana, sposa, donna amata’, e si arricchisce nel Medioevo di ulteriori significati. All’inizio del Trecento, a partire dalla Toscana donna iniziò a sostituire femmina, per poi scalzarlo. E la voce fu poi consacrata dalla poesia, come esemplarmente mostrano i primi versi di uno dei più noti sonetti di Dante: «Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand’ella altrui saluta, / ch’ogne lingua deven tremando muta, / e li occhi no l’ardiscon di guardare».
L’ascolto musicale
a cura di Pier Maurizio Della Porta
Alle stamegne donne, anonimo XV secolo
Ensemble Micrologus