Bisogna avere il coraggio di parlare chiaro: il dondolo da giardino sta vivendo una fase difficile, forse esiziale. Certo, è ancora possibile senza soverchio sforzo acquistare un dondolo, e il prezzo non scoraggerà quasi nessuno: segno evidente che qualcuno li compra ancora. Già, ma chi? E dove sono?
Quando gli assisani, archiviato il dopoguerra, cominciarono lentamente ad esodare fuori le mura in cerca di comfort e modernità, costretti volenti o nolenti dal piano regolatore ad installarsi verso est nella zona di espansione (che brutto tecnicismo!) alle pendici del Subasio, furono in molti a volersi concedere il piccolo lusso di un balcone, una terrazza, magari un piccolo giardino. Né quelli di pianura vollero essere da meno, anzi. Ed ecco che, lusso minore facilmente accessibile, tutte quelle terrazze e quei giardini cominciarono fatalmente ad ornarsi di dondoli. Astrattamente funzionali tutto l’anno, quegli attrezzi morbidamente cigolanti, destinati ad un uso cauto e perfino languido, celebravano il loro momento trionfale in estate, quando i ragazzini si litigavano un posto per potersi poi installare beatamente seduti, e far scolare tranquillamente il gelato al cioccolato sui cuscini col bordino tubolare. L’imprescindibilità del dondolo era d’altro canto ben chiara anche all’imprenditoria turistica del mare degli assisani, il vicino Adriatico, che si incaricava di dotarne inesorabilmente alberghi, pensioni e ristoranti.
Ma il declino si approssimava già: logorato dalla controcultura degli anni ‘70, pugnalato alle spalle dall’evoluzione del mobilio da giardino, il dondolo è ormai recessivo. I figli del boom che, sempre più di rado, distrattamente ne incrociano uno, magari d’epoca, sentono inumidirsi leggermente la palpebra.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Dondolo, che indica quel tipo di “altalena” da giardino a più posti con parasole, deriva dal verbo dondolare – ‘far muovere in qua e in là ciò che è sospeso oppure in bilico e che appoggia solo in un punto’ – formatosi probabilmente dal tardo latino deundulare, composto dal prefisso de– con valore rafforzativo e da unda ‘onda’ (cioè ‘muovere o muoversi a guisa delle onde’), con anche avvicinamento onomatopeico a don (da cui don don), voce imitativa del suono delle campane.
Suggerimento musicale a cura di Dionisio Capuano
The Garden Swing – Aly Cook [Caught in the Middle, 2019]
Una specie di Dolly Parton dell’emisfero australe, con una canzone zucchero-filato country folk che canta l’oggetto-luogo del tempo sospeso.