Non è buonismo e nemmeno maldestro tentativo di un ecumenismo d’accatto. Il dialogo è pratica di vita. La Pro Civitate Christiana, sin dal suo sorgere, ha sperimentato in Assisi la pratica di porre attorno allo stesso tavolo esponenti di culture, correnti di pensiero e di formazione differenti. Ma ora è il momento in cui tali ponti si costruiscano nell’arcipelago della città. È vitale che le forze politiche e religiose, i professionisti e gli imprenditori, gli artisti e gli artigiani di Assisi si incontrino e si pongano l’uno in ascolto dei vissuti dell’altro. Per guardare tutti nella stessa direzione che necessariamente è quella di porre questa città, con tutto quel che rappresenta, al servizio di un progetto più grande. Papa Francesco direbbe che dobbiamo assumere uno stile sinodale che non è esattamente una questione esclusivamente religiosa e deve necessariamente radicarsi anche nel tessuto sociale, economico, politico. Di dialogo ha bisogno Assisi che non significa che ha bisogno di parole ma di ascolto. A volte siamo troppo occupati a rincorrere le nostre ragioni, i nostri argomenti, i nostri interessi. Invece il cambiamento comincia dal dialogo vissuto, ovvero praticato, come esercizio dell’ascolto delle ragioni degli altri. È un fattore essenziale di crescita che porta al bene di tutti perché se è “casa comune” tutta la terra con il suo ambiente, ancora di più, e più immediatamente, lo è lo spazio di una città con le sue frazioni, la sua bellezza, il suo patrimonio storico e artistico, la sua spiritualità, la sua intelligenza e la capacità di osare il nuovo. Dialogo, quindi, come condizione essenziale per fare di una città una comunità che sappia ritrovare la propria identità in maniera inclusiva e accogliente, esattamente come deve essere nel carattere di Assisi.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Dialogo è voce dotta e proviene dal latino dialogum, dal greco diálogos, formato da dia– ‘attraverso’ e da lógos ‘discorso’ (dal verbo dialégomai ‘conversare’, a cui risale attraverso il latino anche l’italiano dialetto). Indicava un ‘componimento letterario a discorsi alternati tra diversi personaggi’, e poi una ‘conversazione che si avvicenda tra due o più persone’, perciò ‘scambio di pensieri’ anche al fine di trovare un’intesa. Oggi il senso della voce sembrerebbe perduto, perché sempre più spesso il dialogo appare sordo al confronto, e assume l’aspetto di una conferenza autoreferenziale.
Suggerimento musicale a cura di Diego Aristei
Oriente e Occidente, Est e Ovest. il mondo da millenni si confronta, le culture si contaminano. Oggi qualcuno vuole alzare i muri. Una vera e propria follia. La musica indiana incontra quella israeliana.
Allah Elohim – Shye Ben Tzur, Jonny Greenwood & The Rajasthan Express