Il Calendimaggio iniziò con il canto. Nel 1927 Arnaldo Fortini, rievocando le tradizioni medioevali di Assisi riunì la “Brigata di Calendimaggio”, per celebrare ogni anno l’avvento della primavera con canti e musica.
In realtà già nel 1920 si legge nel il Messaggero del 22 settembre che “l’antica e gentile leggenda rifiorisce ad opera di un gruppo di giovani musicisti assisani che hanno eseguito all’aperto serenate così piene di arte e di grazia da essere considerate vere e proprie audizioni musicali”. La manifestazione prese il nome di “Serenata di Calendimaggio” e fu sospesa durante la seconda guerra mondiale, poi ripresa nel 1947.
Dal 1954 la formula della festa cambiò, ma la musica rimase elemento importante della festa e della gara. La città fu divisa in due a ricordo delle fazioni che se ne contesero il potere per un lungo periodo, fino alla pacificazione forzata della città nel 1542; si legge nel primo regolamento della festa: “La Città di Assisi divisa nelle fazioni medievali di Parte de Sopra e Parte de Sotto un tempo rivali in armi, scenderà nell’agone poetico, musicale e folcloristico…E nella notte di Calendimaggio, l’anima ardente e appassionata di Assisi si esprimerà gioiosamente nel canto dell’amore”. La musica, vocale e strumentale, è l’elemento più qualificante e distintivo della festa di Calendimaggio, anche perché, negli ultimi venti anni, sono nate rievocazioni d’ambiente medioevale e rinascimentale un po’ ovunque in Italia, ma in nessuna l’elemento musicale è così importante e sentito; anche se ora gli aspetti scenografico e teatrale della festa hanno preso il sopravvento su quello musicale, ma la musica e il canto accompagnano ogni atto del gioco. Non quest’anno purtroppo: dovremo accontentarci di ascolti multimediali.
note etimologiche di Carla Gambacorta
Canto, dal latino cantum, proviene da canere. Il verbo,che conviveva allato all’intensivo cantare, più popolare e più semplice, finì per essere abbandonato. La voce già in latino racchiudeva vari significati, quali ‘canto, melodia, poesia’, ma anche ‘vaticinio’ e ‘incantesimo’ (derivato infatti da cantare ‘pronunciare formule magiche’) e numerosi sono i composti, alcuni non immediatamente trasparenti, come ad esempio accento (accentus ‘intonazione’, formato da ad- ‘vicino’ e cantus ‘canto’,ed è calco del greco prosodìa). Infine, lasciamo la parola a Dante: «e dicemo bello lo canto, quando le voci di quello, secondo ’l debito de l’arte, sono intra sé rispondenti».
L’ascolto musicale
a cura di Pier Maurizio Della Porta
Il Coprifoco, inno del Comune di Assisi
Il coro della Nobilissima Parte de Sopra (2011)