10 Novembre 2021

Botteghe

Gianfranco Puntato
Botteghe

“Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charlie,
l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
…tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina”.
Dove sono Silverio, Cardellino, Bruno, Anna, Trento, Cesare, Lollo,
il droghiere, il calzolaio, il sarto, la merciaia, il tipografo, il macellaio, il barbiere? Tutti dormono sulla collina.
Bottega è una bella parola; ha qualcosa di antico, di caldo, di famigliare, di accogliente. Le botteghe non erano solo un luogo dove si vendeva, si riparava, si stampava, erano anche piccole agorà dove i discorsi spaziavano dallo sport alla politica (qualcuna di loro era addirittura vista come una sorta di cellula di Partito), dalla cronaca locale, che a volte scivolava nel pettegolezzo, a quella nazionale. Nella bottega si veniva subito a conoscenza di decessi, nascite e matrimoni; era praticamente l’inserto locale di un quotidiano, emblema di un tessuto sociale vivace.
Raramente trovavi il bottegaio da solo in negozio, c’era sempre un suo “amicononcomprante” pronto a colmare i silenzi introducendo nuovi argomenti, argomenti che regolarmente si arricchivano con l’arrivo di uno o più “avventoriforsecompranti” i quali raramente avevano un’urgenza tale da impedir loro di entrare nella discussione. 
La bottega aveva un’altra caratteristica, era indifferente al passare del tempo intrappolato nei legni, nei marmi, nelle pietre. I cambiamenti minimi, quasi impercettibili riuscivano a mantenerne il fascino, la rassicurante presenza.
Ci sono ancora botteghe in Assisi, qualcuno ha persino tentato di lasciare che quei luoghi mantenessero l’antico aspetto, ma quello che si è ottenuto è una sorta di mummificazione. L’anima se n’è andata da un pezzo da quei legni, da quei marmi, quelle pietre e non per colpa di chi ha tentato.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Botteghe, plurale, è dal latino apotheca (dal greco apothéke, dal verbo apotithénai ‘mettere da parte, in disparte’, formato dal prefisso apo– ‘da, lontano’ e il verbo tithénai ‘porre’) e originariamente significava ‘magazzino, dispensa, ripostiglio, cantina’. Nel passaggio dal latino volgare all’italiano la voce ha subìto discrezione della vocale iniziale a, percepita come facente parte dell’articolo, sonorizzazione di p (che passa a b) e di c (che passa a g) e infine raddoppiamento della t, forse per incrocio con botte (illa apoteca diviene illa poteca e quindi l’abottega e la bottega).

Suggerimento musicale a cura di Diego Aristei

I Maestri Cantori era un’associazione di poeti e musicisti “dilettanti”, provenienti soprattutto dai ceti artigiani e popolari. Questi artisti svilupparono regole proprie di composizione e di esecuzione, che Wagner studiò

Ouverture da ”I Maestri Cantori di Norimberga” di Richard WagnerOrchestra Sinfonica di Dresda diretta dal Maestro Giuseppe Sinopoli

Seguici

www.assisimia.it si avvale dell'utilizzo di alcuni cookie per offrirti un'esperienza di navigazione migliore se vuoi saperne di più clicca qui [cliccando fuori da questo banner acconsenti all'uso dei cookie]