Gli ultimi caldi di settembre hanno portato insieme alle prime brezze autunnali i primi report parziali sulle presenze turistiche nel territorio assisano. I 761mila pernottamenti registrati nelle strutture del comprensorio rappresentano una crescita del 7% sul dato del 2023, che va mediata con la forte ascesa (intorno al +25%) rilevata dai dati smartphone nei mesi estivi, monitorati dall’ufficio Turismo e Marketing territoriale.
L’entusiasmo che pervade le dichiarazioni dell’amministrazione assisana così come le uscite della stampa locale marcano un livello di consapevolezza straordinariamente basso sul significato reale di quei numeri, una sorta di gabbia formale del pensiero che sembra circoscrivere ogni discorso sullo stato della città assisana, che non può esulare da valutazioni su visibilità performance numeriche che si traducano immediatamente in economiche. E che è egemonizzata da quanti godono della grande rendita politica garantita dalle stesse, come di quelle monetarie dei piccoli proprietari che hanno riconvertito a tappeto il patrimonio residenziale diffuso nel tessuto della città storica.
Tutto ciò avviene a pochi anni dalla sbornia di consapevolezza condivisa sullo stato delle nostre città in tempo di covid, in cui la parola overtourism è diventata usuale in ogni sede di dibattito sul tema delle politiche territoriali. Ma soprattutto in un contesto assisano in cui l’incremento delle presenze turistiche comporta indici di pressione da tempo ben oltre i livelli di guardia, con i letti turistici che nel centro storico sopravanzano il numero dei residenti sin dal primo post-giubileo del 2000, e che con l’ottavo centenario della morte del Santo alle porte si avvia a diventare strutturale come il suo spopolamento. A ciò si aggiunge il fenomeno del nuovo beato, prossimamente santo, che può contare su un formidabile apparato informativo destinato ai fedeli in un sito fortemente polarizzato su una storica frequentazione di matrice religiosa.
Gli effetti della turistificazione sugli ambienti di vita dei centri storici hanno da tempo travalicato dagli studi di natura geografica e urbana per avere sempre più spazio in quelle a carattere economico turistico in quanto a essere messa a rischio è la riproducibilità del suo capitale sociale, che ricomprende la sua sfera culturale, una delle prime attrazioni di questi contesti. Mentre politiche di gestione dei siti hanno interessato da decenni mete europee consolidate grandi e piccole, in Italia solo da poco si sta approntando qualcosa di concreto a partire dalla legge nazionale per Venezia[1], fino ai casi recenti di Firenze[2] e Roma[3].
Sulla natura dei provvedimenti da mettere in campo in parte si è detto in questa e altre sedi e molto si dirà, ma sta a cuore osservare che in alcune politiche dedicate si sostanzia una concezione di Assisi già consegnata al suo destino di uso esclusivo da parte dei turisti. Un caso emblematico è la navetta che ormi da anni è stata aggiunta per il giro tra siti museali nei mesi estivi e per i mercatini natalizi (sigh!), che segnala come non si sfrutti una maggior richiesta magari riconfigurando l’offerta, in modo da ripagarne l’uso per i residenti[4], ma si crei un apposito servizio privato aggiuntivo ovviamente per maggior capacità di spesa. Si sostanzia così il classico vettore di spiazzamento e sostituzione dei servizi, che vede quelli riservati ai residenti sempre più definanziati e carenti per essere nel lungo periodo destinati al taglio e privatizzazione, come il mantra neoliberale recita da ormai trent’anni. Questo è solo un caso a margine della perenne riconversione a uso turistico degli spazi abitativi e il violento processo di foodification, che presenta oggi la Piazza del Comune come grande dehor apparecchiato per il consumo diuturno di torta al testo, pizza e strangozzi.
Se contromisure esistono e sono in letteratura come in pratiche autenticamente resistenti anche in Italia, è realtà che la scala principale in cui governare la complessità che sovraintende il controllo degli effetti del turismo sulle comunità su cui insiste è quella regionale. È questa che ha competenza sulla legislazione dedicata per determinare usi compatibili con le destinazioni d’uso stabiliti dal Piano comunale, così come per agganciare le dinamiche nazionali e del comparto europeo per sovraintendere a politiche di sviluppo alternative allo sviluppismo impoverente[5] rappresentato dal settore turistico. Perché solo creando vere economie alternative a maggior valore aggiunto si può eliminare l’alibi per cui ogni cittadino assisano “grazie a internet e tre stanze libere diventi attore dell’estrattivismo”[6].
Alla vigilia di un Giubileo e dell’VIII centenario della morte del Santo pare onestamente fuori dal tempo un dibattito pubblico che non accompagni i numeri appena usciti a considerazioni serie in merito a controllo degli impatti e decongestionamento, sostituite da sensazionalismo e provvedimenti per campagne di branding e engagement che dovrebbero appartenere più al contesto un parco a tema dedito al fatturato aziendale che alla gestione pubblica dell’ambiente città. E che può solo preannunciare un quadro di ulteriore e definitivo spossessamento da parte dei cittadini sul loro ambiente di vita, egemonizzato dalle esigenze dei consumatori. E magari scriveremo su una testata che si chiamerà AssisiLoro.
[1] “Emendamento Pellicani” D.Lgs. 17 maggio 2022, n. 50, art. 37-bis
[2] Con la proposta del Piano Operativo per la Città di Firenze, poi ritirata in seguito a ricorsi al Tar
[3] Proposta del Gruppo Romano per la Regolamentazione degli Affitti Brevi, accolta da Comune e Municipio e in attesa di approvazione https://www.ricercaroma.it/regolamentare-gli-affitti-brevi-roma/?fbclid=IwY2xjawFZGWFleHRuA2FlbQIxMAABHYN7JTvdD9aiXw3X2YpnlpT0ySHV6gDGR49GVGrP-py9n2yIW5mSKFg5LQ_aem_KD69unEMfyVDGsZzd1JRsg
[4] Altro caso classico di uso degli introiti turistici per la remunerazione e minor costo a carico dei residenti è quelli dei rifiuti, inglobato nella TARI.
[5] Vedi Giacomo-Maria Salerno, Estrattivismo contro il comune. Venezia e l’economia turistica, International Journal for Critical Geographies. https://acme-journal.org/index.php/acme/article/download/1489/1324
[6] Citazione da Antonio Paolo Russo, teorico del circolo vizioso dello sfruttamento turistico