08 Gennaio 2023

Le case degli assisani e la Cassa di Soggiorno

Alessio Mariucci
Le case degli assisani e la Cassa di Soggiorno

La Delibera di Giunta 187 pubblicata sull’albo pretorio il 14 dicembre annuncia la revisione verso l’alto degli importi della tassa di soggiorno, dai quali spicca nettamente quella delle locazioni turistiche, equiparate nei fatti a strutture ricettive di alta gamma. La sproporzione dell’intervento, che rischia di violare i criteri normativi di gradualita’ in proporzione al prezzo, è giustificata dall’assessore alle politiche turistiche con la volontà di un “segnale politico forte” nel contingentamento di una tipologia di strutture nei fatti in clamorosa e incontrollata diffusione che “non solo tolgono spazio alla residenzialità cittadina, ma impediscono anche l’azione di ripopolamento del centro storico” (dalle parole dello stesso Leggio).

Oltre a essere il primo atto ufficiale, questa è anche nei fatti la prima netta presa di posizione da parte di un amministore assisano sul tema della concorrenza tra gli usi abitativi e turistici del patrimonio abitativo della città storica, fenonemo già in essere da tempo in tutte le maggiori realtà turistiche storiche italiane e non, divampato con la crescita ventennale della domanda turistica delle città d’arte e reso plateale nella sua drammaticità dalla pausa dei flussi indotti dalla pandemia.

Il dibattito a livello nazionale è fertile e qualsiasi occasione è fondamentale per una riflessione pubblica su quanto il turismo danneggi in sé le altre funzioni urbane o se uno sviluppo turistico squilibrato sia solo una delle conseguenze dei processi economici globali (Russo, 2002).

Se da una parte va riconosciuta la bontà di iniziative volte a una redistribuzione più equa dell’accesso alla casa nella città murata, va ricordato che la il controllo della domanda attraverso provvedimenti come l’imposizione comunale è solo uno dei primi passi per contesti soggetti a spiazzamento e massificazione dell’offerta di beni e servizi.

In attesa di ulteriori provvedimenti in direzione di una regolazione vera e propria delle affittanze turistiche, resa drammaticamente difficile dei diversi livelli amministrativi che hanno potestà su contratti di locazione, legislazione turistica, destinazione e uso degli immobili [1], è fondamentale definire un indirizzo dei proventi derivanti dalla maggiorazione dell’imposta che sia coerente con l’obiettivo dichiarato.

Va ricordato come già la definizione della tassa di scopo da parte del Comune forzasse la natura del provvedimento, che includeva tra le destinazioni di spesa anche “interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici” (Art. 4 D.Lgs n. 23 del 14 marzo 2011). L’imposta di soggiorno nasce infatti come un prelievo dai profitti turistici per ogni presenza, con il fine di ripagare le esternalità negative generate sulla comunità residente dal turismo stesso in termini di disutilità, congestione, degrado ambientale e livello dei prezzi.

Capitoli di spesa che ricadono in questo ambito potrebbero essere da subito identificati dall’amministrazione cittadina nella riduzione/esenzione per affittuari e giovani coppie residenti del centro storico nel pagamento di servizi quali trasporto pubblico, Tari e sosta nei parcheggi stellari affidati in gestione, in quanto “la tutela della struttura fisica e sociale necessita di un potere pubblico in grado di assumere un ruolo proattivo nei confronti del settore privato” (Van der Borg, Costa, & Gotti, 1996)

L’applicazione iniziale della misura tecnica può è essere giustificata dal fine dichiarato di reinsediamento di popolazione stabile all’interno della struttura storica solo se è affiancata a attività di promozione delle politiche culturali e di sostegno alla comunità non beneficiante degli introiti turistici. In mancanza dei quali rischia di palesarsi il semplice intento di alterare discrezionalmente la distribuzione della domanda turistica tra categorie ricettive concorrenti secondo logiche che nulla hanno a che vedere sugli aspetti residenziali della città storica.  

Riferimenti

Candela, G., & Castellani, M. (2003). Il controllo degli effetti economici e ambientali del turismo. In S. B. Punzo, Turismo, sviluppo economico e sostenubiità: teoria e pratic (p. 35-45). Protagon Editori Toscani: Siena.

Russo, A. P. (2002). The” Vicious Circle” of Tourism Development in Heritage Cities. Annals of Tourism Research, Vol. 29, 165-182.

Van der Borg, J., Costa, P., & Gotti, G. (1996). Tourism in European Heritage Cities. Annals oJTourism Research, Vol. 23,, 306-321.


[1] sulla quale si è espressa la Corte Europea, con sentenza del 22 settembre 2020, in cui si ribadisce che il legislatore può prevedere autorizzazioni preventive subordinarne il rilascio a misure compensative

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