La mancanza di un cinema nel palmares deficitario assisano ingigantisce ancora di più la falla che vede da un lato la mercificazione di San Francesco in portachiavi e dall’altro l’esodo giovanile. Ma di questa desertificazione, prima intellettuale che abitativa, morale che antropologica, l’assenza cinematografica non ne costituisce un fattore causale, eventualmente la conclusione ultima, il declino finale raggiunto dopo decenni; decenni che hanno decretato la vittoria dell’utilità merceologica rispetto all’“inutilità” del bello.
Al netto del fatto degli sforzi che organizzazioni più o meno articolate sfamino il fabbisogno culturale, quando si parla di cinema ad Assisi emerge un non so che di amaro, una lacrimevole saudade che riesuma i tempi in cui Santa Rosa, il Properzio e il Metastasio “intralciavano il traffico”, quando Assisi offriva anche questo servizio, quando dentro le mura si raccontava di Wilder e Risi. Chi pensa però che il rattrappimento scaturisca solo da scelte di natura gestionale sposta i termini della questione: la carica esplosiva di qualsivoglia realizzazione rispecchia la necessita di una collettività ad esprimersi.
Da poco qualcuno sta tornado a parlarne prima che le piaghe da decubito della città diventino esiziali. Un gruppo di persone, con l’acerba volontà di fare cinema, ha esordito lo scorso inverno con una piccola rassegna cinematografica – teatrale prefiggendosi, lockdown permettendo, di realizzarne una seconda nel periodo estivo. Causa mancanza di fissa dimora che consenta proiezioni stabili, la peculiarità (se di peculiarità si può dire dopo due eventi) di Prospettiva Kinski si forma nel plasmare le opzioni filmiche a secondo dell’habitat. Così, “a forza di essere vento”, l’incontro fortuito con alcuni membri del presidio di Libera “Mario Francese” ha germinato nell’idea che vedrà realizzarsi nei giorni dal 18 al 20 Settembre. Unendo le caratteristiche di ambedue le parti, al momento del vaglio su quale “cinema” potesse essere di maggior pertinenza poco si è dibattuto, l’Hotel Subasio. Un laconico ex cursus rispolvera disdicevoli vicissitudini delle quali è stato protagonista: dal 2016 un’ interdittiva prefettizia antimafia ne ha definitivamente chiuso i cancelli. Di quale vaso di pandora abbia aperto tale azione magistratuale – sia nella gestione della struttura ricettiva in sé sia delle infiltrazioni precedenti avvenute nella “seraphica” – molto si dovrebbe discutere. In questa sede l’esito di un approfondimento apparirebbe superficiale e riduttivo. E allora chi sa ne scriva. L’altro fine, che accarezza finalità mnemoniche e di pertinenza emotiva, sta nel poter fruire nuovamente e per pochissimo tempo di un bene, che ormai storicamente, ha integrato il corredo dell’appartenenza assisana.
L’Hotel Subasio, distinguendosi come fiore all’occhiello nel comparto alberghiero della città, per tante persone è stato anche luogo di incontro, di memorie private, di storia cittadina dello scorso secolo, nonché fonte lavorativa per le decine di generazioni che nelle estati decidevano di affrontare la stagione. Nuova esperienza, seppur di striscio, per chi troppo fresco non ha avuto la possibilità di toccarlo con mano; vecchi ricordi per chi l’ha vissuto e può girarsi di nuovo a mirarlo.
La “sala” dove avrà luogo l’evento sarà la terrazza del pianterreno, in cui per giungerci l’occhio del visitatore scruterà alcuni vani quali la reception e i saloni adiacenti. Lo stato di trascuratezza e il senso di abbandono improvviso (testimoniata da mobilio, scartoffie accumulate, chiavi delle camere appese alla hall e servizi impolverati di bicchieri da bar) ne accrescono il fascino del surreale per lasciare spazio, quando lo sguardo si è abituato alla vista, all’avvilimento del cuore per il mancato utilizzo.
Auspicando che questo campanello d’allarme non cada nel dimenticatoio, si augura una nuova vita a questa decaduta bellezza. Si spera che prima o poi un’amministrazione deciderà come e quando gestire una riapertura, che novelli Papini e D’Annunzio documentino di nuovo i propri passaggi sulla bacheca d’ingresso. Un augurio che tutta la cittadinanza dovrà fargli. E se qualche ignavo pensa sia cosa che non lo riguardi sbaglia di tanto, perché nessun uomo è un’isola, intero in se stesso. E così non mandare mai a chiedere per chi “è chiuso il Subasio: esso è chiuso” per te.
Link per donazioni:
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