In questi giorni di lockdown da coronavirus, non è possibile sottrarsi alla saudade per il mancato Calendimaggio: centinaia di partaioli affezionati scandiscono il tempo come fossero in piazza e nei vicoli.
Il mondo dei social digitali esplode di immagini e suoni rievocativi, caterve di foto ripescate fin dai profondi albori della festa, video super 8 riesumati dalle ragnatele del tempo, brani musicali ed esecuzioni di gruppo di cori e musici: tutto un armamentario del ricordo bello, suggestivo, e incompleto. Sì, incompleto, perché l’evocazione pretesa non può prescindere dal ricordo personale e dal vissuto delle situazioni. Non ci sono la piazza e i vicoli, ma quel vicolo, quell’immagine, quel momento: quella foto-ricordo vale giusto per chi l’ha fermata in uno scatto, perché il sentimento che la sottende è e resta individuale.
C’è una parte di quella sensazione che non può essere trasmessa dalle immagini e dai suoni: gli odori. L’olfatto ha una parte importantissima nella formazione del ricordo, ne sterza la gradevolezza in maniera impalpabile, per gli uomini e ancor più per le donne.
Quale odore sopra a tutti, sopra ogni altro, nelle notti di Calendimaggio, se non quello delle fiaccole? Strumento ed emblema, la fiaccola e l’illuminazione a fiamma sono quello che non può mancare nelle rievocazioni notturne e, col suo odore pungente, il liquido da innesco impregna più della luce emessa.
Alla luce tremolante delle fiaccole le pietre prendono vita. Il profumo della cera lascia spazio a tratti a quello del fieno, a quello di quel bicchiere di vino rosso versato lì, forse durante le prove delle scene, a quello degli animali, parte viva della ricostruzione, a quel sentore umido dei costumi.
Una grande sinfonia di odori imprevisti, inusuali, atavici, irripetibili in una notte di maggio. Su questo terzo pilastro si reggono i ricordi di Calendimaggio, e nessun sistema multimediale attuale è in grado di riportarci veramente all’interno di quegli istanti, di ridarci il profumo della cera e del petrolio di quella fiaccola, se non l’emozione che è nascosta in ognuno di noi.