Sembra trascorsa un’era geologica da quando vivevamo una vita che consideriamo “normale”, ricca di socialità, di movimento. Eppure questa sensazione di passaggio epocale la abbiamo vissuta, a più riprese, seguendo tappe che sembrano impercettibili o, per lo meno, lontane e meno traumatiche del coronavirus. Ci siamo ritirati nel nostro guscio con l’avvento di internet, privandoci del rischio insito nei rapporti interpersonali, abbiamo arrotondato gli spigoli e imbottito le pareti, per una pretesa invulnerabilità, privandoci del rischio di sbucciarci le ginocchia.
Eppure ad Assisi era rimasto un mondo diverso, drammaticamente controtendenza, un mondo legato alle sue tradizioni religiose e laiche, alle sue manifestazioni di piazza.
La macchina del Calendimaggio a fine febbraio era già a pieno regime: gruppi, attività, preparativi, tutto in moto, lubrificato dalla motivazione di sempre: vincere. In entrambe le parti le sartorie cominciavano ad applicarsi a scene e cortei, i copioni cominciavano ad essere letti, il brano canoro di sfida era stato scelto.
Nel contempo l’economia aspettava le prime gite scolastiche e i viaggi religiosi, con l’arrivo della primavera, e cominciavano le riaperture della ricettività, si chiudevano velocemente i lavori di manutenzione, in attesa della chiassosa invasione.
Il coronavirus è stato la sabbia nell’ingranaggio. La grande macchina messa in movimento si è in brevissimo fermata, rimandando sine die tutta questa normalità. Disdetta l’edizione 2020 del Calendimaggio, e già questo basterebbe per frustrare mezza cittadinanza. Il turismo è vietato in tutta Italia, e questo prostra in maniera feroce l’economia dell’intera regione, legata a doppio filo con la capacità di richiamo di Assisi.
Il primo, però, tangibile colpo al cuore della socialità è l’annullamento della Processione del Cristo Morto. La sua immutabile suggestione ha attraversato il tempo e, nella sensibilità degli assisani, è qualcosa di imprescindibile, credenti o laici. Una devozione e una ritualità che l’abitudine vive come scontata, e non lo è: da poco l’ho sentita paragonare ai riti pasquali di Malaga, ai quali non può essere paragonata per grandiosità scenica ma che certo eguaglia per intensità e, se qualcuno pensa che il Calendimaggio sia la manifestazione più partecipata della città, può dare un’occhiata a questo video su YouTube https://www.youtube.com/watch?v=ETbbzLj9cY8.
Non sappiamo per quanto durerà l’emergenza, sappiamo solo che al momento sono soppresse tutte le manifestazioni e la socialità che implichino vicinanza fisica, come dire, per Assisi, città di gruppi, confraternite, cori, associazioni… Tutto. Assisi come altre città deserte prepara la rinascita, ma non sa per quando, restando sospesa in questo interminabile Sabato Santo
Nel titolo ho parafrasato Hemingway, nella chiosa mi ripeto.
Ma questa era la Assisi dei bei tempi andati, quando eravamo molto vicini e molto più felici.