Il castello di Rocca S. Angelo si raggiunge facilmente in auto da Assisi.
Una volta scesi al Ponte S. Vetturino si prende la strada per Petrignano-Tordibetto, superato quest’ultimo si prosegue diritto; giunti al bivio vigilato dalla Madonna dei Cenciarelli, si piega sulla destra lungo placida strada che fiancheggia il Chiasco ombreggiata da robuste querce, superato il cimitero di Petrignano – segnalato da svettanti cipressi – si prende sulla destra strada in salita che in breve conduce al piccolo borgo fortificato già visibile in lontananza, in posizione soleggiata e panoramica; si parcheggia in prossimità delle mura (349 m).
Abbigliamento comodo e scarpe adeguate a una passeggiata in campagna, sono suggeriti per muoversi liberamente nei paraggi; visitato il pittoresco borgo con i suoi stretti vicoli e piazzetta, si consiglia di salire a monte del paese per apprezzare la piccola Chiesa di S. Maria – sempre aperta – che, superata la semplice porta di ingresso, offre all’interno un ciclo di affreschi di notevole fattura, tutti da gustare attentamente.
Poi è bello e rilassante camminare per i viottoli campestri in salita che si dipartono in varie direzioni e consentono di ammirare una vista d’insieme sul castello e su coltivi, boschi, radure, la valle del Chiascio, i campanili di Perugia, i monti Tezio Acuto e Corona in successione, il lontano Monte Amiata, casolari perfettamente restaurati, un autentico mosaico che va a formare un rilassante e sereno paesaggio che sa tanto di Umbria, così apprezzato e ricercato, soprattutto da chi viene da lontane contrade. Paesaggio culturale, non naturale, del quale dovremmo essere attenti custodi.
Non tutti la pensano allo stesso modo, è normale sia così, fa parte della natura umana.
A memoria d’uomo nel castello e nelle sue propaggini non era consentita la caccia; ora questo divieto è stato rimosso tramite una “determina” regionale.
Pur non avendola mai praticata, non sono per l’abolizione dell’attività venatoria regolamentata, non ho firmato il referendum per l’abolizione della stessa, ho amici che nei giorni consentiti indossano il grigio-verde; sono solo un “viandante per antiche terre umbre”.
Bene, questa “determina” non la condivido, così come non la condividono la maggior parte degli abitanti del borgo; come si fa a consentire schioppi, spari, selvaggina abbattuta in quest’angolo di territorio assisano che sembra lo sfondo di tanti affreschi del Perugino. Che bisogno c’era di allargare la zona di caccia – peraltro non lontanissima da qui – dove era ed è già consentita l’attività venatoria. Zona di caccia che peraltro nessuno mette in discussione o propone di abolire.
Qui non si fa la disamina sulla legittimità della “determina” regionale, ci saranno ovviamente tutti i timbri e i nulla-osta del caso, forse anche qualche pacca sulle spalle, ma l’opportunità della “determina” stessa, quella si che si può mettere in discussione, perbacco!
Essì, perché questa “determina” è davvero inopportuna, non tiene conto di quel patrimonio ambientale che questo fazzoletto di terra assisana regala, gratuitamente, a coloro che pur non abitandoci, ci vengono a trascorrere un’ora, un giorno, un fine settimana, una villeggiatura, una gita fuori porta.
Poi la domanda che un po’ tutti da queste parti si chiedono: ma l’amministrazione comunale è d’accordo con questa “determina”?
Stai un po’ a vedere che “ce lo chiede la regione”, hai visto mai!
E ancora: ma le tante associazioni “volemose bene” e “fatebenefratelli” che tutto difendono, tutto proteggono, tutto salvaguardano, ne sono al corrente? Si stanno muovendo? Stanno facendo qualcosa?
Se qualcuno – hai visto mai – ci risponde siamo contenti, in fondo chiediamo solo di mantenere le regole in essere prima della “determina”.
Chissà poi cosa significa “determina”, vallo un po’ a sapere.