Alcune poesie di Giorgio Caproni, un grande poeta, un autore di cui abbiamo parlato altre volte, che sentiamo molto vicino.
Biglietto lasciato
prima di andar via.
Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
è stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.
A mio figlio Attilio Mauro
che ha il nome di mio padre
Portami con te lontano
…lontano…
nel tuo futuro.
Diventa mio padre,
portami per la mano
dov’è diretto sicuro
il tuo passo d’Irlanda,
l’arpa del tuo profilo
biondo, alto
già più di me che inclino
già verso l’erba.
Serba di me
questo ricordo vano
che scrivo mentre
la mano mi trema.
Rema
con me
negli occhi
al largo
del tuo futuro,
mentre odo,
non odio,
abbrunato il sordo
battito del tamburo
che rulla
come il cuore:
in nome di nulla,
la Dedizione.
Ah, giovinezza
Ah, giovinezza
come fu fragile il vento,
fra i rami,
della tua voce.
Le corse, le sassaiole
a picco sulla specchiera
in frantumi dell’acqua,
le bocche trafelate,
le risse per amore,
i boschivi sguardi
quasi marini
lampeggianti
fra il grano
già biondo.
Oh, altezza
mai più raggiunta
dal fuoco del cuore.
Ti penso col mio
linguaggio di allora,
ma a freddo,
lo sento dal suono,
sul marmo,
di moneta falsa.
Oh stanchezza,
stanchezza.
Disdetta
E ora
che avevo cominciato
a capire il paesaggio:
“Si scende,”
dice il capotreno.
“E’ finito il viaggio”.