Nella Domenica di Pasqua 2025, ecco il teatro della Crocifissione, così come lo sente Alda Merini. Una preghiera altissima, un canto d’amore, che con toni mistici, poetici e profondamente umani ci parla di Dio, Gesù, Maria, Giovanni, come se fossero adesso in mezzo a noi.
1
Cristo,
quando salì sulla croce,
era già morto.
E non sentì il dolore dei chiodi
nè sentì l’anima
che si liberava dal sangue.
L’ultimo grido che lanciò al cielo
fu un’invocazione al dolore,
che finalmente vide
nella sua corposità
come il demone dell’abbandono.
Castigarono il corpo di Cristo:
lo volevano morto,
lo volevano spento,
lo volevano tragicamente offeso.
E quando Cristo
arrancando sulle ginocchia
si conduceva al patibolo,
non immaginava che
la forza del Padre
avrebbe issato per lui
quella croce di cui
non era responsabile.
Ed ecco il teatro magnifico
della crocifissione,
in cui Dio
crocifigge il Figlio
e lo dimostra a tutti.
Ecco il miracolo
della contemplazione
di quel volto spento
che suda sangue e preghiere,
ed ecco le tenebre della morte
cadere non su di lui
ma sugli uomini
che l’hanno crocifisso.
Ecco il Padre amorevole
che corre in aiuto del Figlio
e squarcia tutte le nuvole
e fa piovere dal cielo
quella manciata di rose
che noi umani
chiamiamo cristianesimo.
2
“Eppure le mie parole
erano nel mio sguardo.
Perché non hanno
letto le mie parole
ancor prima che io parlassi?
Eppure le mie mani
erano alberi.
Perché li hanno creduti foglie?
Pietro, quel cane fedele
e irresoluto
con i suoi muscoli poderosi,
perché non porti
il peso dei miei anni?
La croce pesa secoli:
essa attraverserà il futuro
e il futuro degli uomini.
In questo momento,
mentre sono inchiodato alla croce,
comprendo che cos’è il corpo
nella vita dell’uomo
e come rimanga appeso
oltre l’anima,
e come non ha voce.
Non so cosa cercavano gli uomini
sotto la mia pelle.
Forse il peso di un amore
che non li toccherà mai
se essi rifiutano l’obbedienza.
Sì,
il fiato dell’uomo,
il primo bacio di Maria,
e poi il volo di una colomba
…ma quando questa colomba
se ne va nello spazio,
quando lo spirito
esce dal corpo
come uno scudiscio…
e tu dici a Dio,
in mezzo a mille spasimi:
lasciami ancora
quella colomba negli occhi,
non farmela perdere,
non nascondermi i tuoi cieli
e le tue montagne,
non nascondermi le donne
che ho amato
e se con me
patiscono la crocifissione
non nascondermi coloro
che costantemente soffrono
perché perdono
i loro uomini.
E Maria cosa proverà
vedendo che il bambino
che lei ha tanto
custodito e protetto
ha tanta forza
nel sopportare la crocifissione?
Non sarà lei esterrefatta
come la prima volta
che il destino
l’ha baciata in fronte
e se ne è andato via,
senza alcuna spiegazione
della sua irruzione
e della sua dipartita?”
3
“Ti lascio Giovanni, Maria,
sarà il tuo figlio prediletto,
con lui potrai rivivere
i giorni della mia infanzia,
potrai ricordare i miei giochi,
la mia innocenza.
Giovanni ha sentito il mio cuore,
il battito dello spezzare del pane.
Adesso io verrò spezzato
in mille parti
e darò da mangiare
a tutte le genti.
La mia carne flagellata
diventerà un boccone per coloro
che hanno fame
e sete di giustizia.
Io, vanto della cristianità,
mi sono lasciato uccidere
davanti ai tuoi occhi,
ma tu non mi hai perduto,
il mio cuore per te
si è santificato.
Io ho vissuto in te, madre,
i migliori istanti
della mia poesia.
Ti ho sempre pensata giovane:
anche quando ti affaticavi,
invecchiavi per amor mio.
In te non ci sarà vecchiezza.
Ti lascio Giovanni
che è un ragazzo:
tu vedrai in Giovanni
quella foglia
di palma e speranza
che sono stato io
e ti darò il bacio supremo,
il vincolo d’amore
che non si spezzerà più.
Sono un uomo
contorto dagli spasimi,
ma per affrontare il demonio
devo provare
la sua lussuria e la sua superbia
e essere umiliato
fin dalle fondamenta.
Questa è la croce, Maria,
un vessillo di grande pace,
e si stenderà sopra tutti.
Ti lascio Giovanni,
il giovane che
ha sfiorato la mia carne,
e che ha visto
nell’ultima cena
la scelta del mio persecutore.
Perdono Giuda,
e perdono anche te
che sei stata
rapita dall’amore.
Perdono tutti coloro
che mi hanno amato
e che mi hanno fatto credere
che la carne fosse
il traguardo ultimo del pensiero.
Ti lascio tutto quello
che non ho avuto,
ma guardando i tuoi occhi, Maria,
che sono gonfi di pianto
e urlano senza essere sentiti,
io rivedo la mia giovinezza
e l’angoscia fugge lontana.
Mi rivedrai, Maria,
non ti lascerò mai sola,
anzi, ritornerò,
ti verrò a prendere,
come tutti gli innamorati
che hanno lasciato vedova
una bambina”.
4
“Ero con te, Padre,
al momento della creazione.
non potevo non conoscere
gli elementi e dominarli.
Cosa vuoi che sia
sollevare la pietra di un sepolcro
in confronto
alla tua volontà di Creatore.
Tu mi hai insegnato
come è composto il mondo
e mi hai reso figlio,
ma ero partecipe
della creazione.
I seguaci
che mi hanno seguito
hanno creduto in Te e in me,
Tuo figlio.
Saranno felici
di vedermi risorgere,
ma io piangerò
per quelli che sono
ancora incatenati
nell’inferno
e le mie mani
faranno tacere
i loro stridori.
Povere anime,
che migrano verso il nulla.
Lo spavento,
Dio,
di queste profondità cieche,
di questa gente
che non ha avuto
lo splendore delle tue redini.
Perché tu non sai,
Padre,
cosa vuol dire
sedere alla Tua destra in veste di re.
Un re mite
ma non codardo
che fa da intermediario
tra la tua collera divina
e la lussuria
e la miscredenza dell’uomo.
Io,
che sono giusto,
amo l’uomo
e ti chiedo perdono
attraverso questa lenta agonia
che dura da secoli
per il mondo.
Ecco, Signore,
io ti rendo il mio spirito
in forma di bianca colomba
che volerà verso il cielo.
E non altrimenti
Tu hai costruito la pace
se non con gli inguini
di un uccello
che porta l’ulivo
alle tue labbra.
Padre,
io risorgerò,
e siederò alla tua destra.
5
A un tratto Cristo
non vide più niente
e morì,
e non poterono più
aggiungere altro,
né le sferzate
né i vituperi.
E solo guardava in alto
amando una madre bambina
che un giorno,
dicendo il suo fiat,
aveva sancito la sua morte:
il grembo di sua madre,
della donna privilegiata
che aveva partorito
senza dolore
e che conosceva soltanto
il seme dell’obbedienza,
ma quello fu il seme
che fecondò Maria:
lo sguardo dell’angelo
era scivolato sul suo corpo
come una veste radiosa
e aveva coperto
tutta la sua tristezza
con un insulto gioioso:
“Tu avrai un figlio
che non conoscerai,
e lui non conoscerà te”.
6
“Perché risorgo, Padre?
Perché il tuo nome è stato
il mio pane quotidiano.
Ogni giorno Tu mi hai dato
da mangiare e da bere
come il migliore dei padri.
Tu mi hai nutrito
del tuo vero nome.
Era inutile
parlare agli altri
del sommo amore
per il divino:
perciò sono gonfio
di parole e di esempi,
sono diventato un’offerta,
un’offerta viva,
viva e morta,
Signore,
ma non tanto morta
da non poter sollevare
la pietra del sepolcro,
perché nel tuo nome,
Dio,
si può tutto,
si può nascere e morire,
e trionfare nel mondo.
Nel tuo nome,
Padre,
si può finalmente
baciare Maria sulle labbra”.
Nota: “Questa libera interpretazione dell’Autrice non vuole minimamente intaccare i dogmi del cristianesimo. È un omaggio personale alla figura di Cristo, con tutti i limiti che può avere l’intelligenza dell’autrice”.
Alda Merini