20 Aprile 2025

Poema Della Croce. Mistica D’Amore.

Claudio Volpi
Poema Della Croce. Mistica D’Amore.

Nella Domenica di Pasqua 2025, ecco il teatro della Crocifissione, così come lo sente Alda Merini. Una preghiera altissima, un canto d’amore, che con toni mistici, poetici e profondamente umani ci parla di Dio, Gesù, Maria, Giovanni, come se fossero adesso in mezzo a noi.

 

1

Cristo,

quando salì sulla croce,

era già morto.

E non sentì il dolore dei chiodi

nè sentì l’anima

che si liberava dal sangue.

L’ultimo grido che lanciò al cielo

fu un’invocazione al dolore,

che finalmente vide

nella sua corposità

come il demone dell’abbandono.

Castigarono il corpo di Cristo:

lo volevano morto,

lo volevano spento,

lo volevano tragicamente offeso.

E quando Cristo

arrancando sulle ginocchia

si conduceva al patibolo,

non immaginava che

la forza del Padre

avrebbe issato per lui

quella croce di cui

non era responsabile.

Ed ecco il teatro magnifico

della crocifissione,

in cui Dio

crocifigge il Figlio

e lo dimostra a tutti.

Ecco il miracolo

della contemplazione

di quel volto spento

che suda sangue e preghiere,

ed ecco le tenebre della morte

cadere non su di lui

ma sugli uomini

che l’hanno crocifisso.

Ecco il Padre amorevole

che corre in aiuto del Figlio

e squarcia tutte le nuvole

e fa piovere dal cielo

quella manciata di rose

che noi umani

chiamiamo cristianesimo.

 

2

“Eppure le mie parole

erano nel mio sguardo.

Perché non hanno

letto le mie parole

ancor prima che io parlassi?

Eppure le mie mani

erano alberi.

Perché li hanno creduti foglie?

Pietro, quel cane fedele

e irresoluto

con i suoi muscoli poderosi,

perché non porti

il peso dei miei anni?

La croce pesa secoli:

essa attraverserà il futuro

e il futuro degli uomini.

In questo momento,

mentre sono inchiodato alla croce,

comprendo che cos’è il corpo

nella vita dell’uomo

e come rimanga appeso

oltre l’anima,

e come non ha voce.

Non so cosa cercavano gli uomini

sotto la mia pelle.

Forse il peso di un amore

che non li toccherà mai

se essi rifiutano l’obbedienza.

Sì,

il fiato dell’uomo,

il primo bacio di Maria,

e poi il volo di una colomba

…ma quando questa colomba

se ne va nello spazio,

quando lo spirito

esce dal corpo

come uno scudiscio…

e tu dici a Dio,

in mezzo a mille spasimi:

lasciami ancora

quella colomba negli occhi,

non farmela perdere,

non nascondermi i tuoi cieli

e le tue montagne,

non nascondermi le donne

che ho amato

e se con me

patiscono la crocifissione

non nascondermi coloro

che costantemente soffrono

perché perdono

i loro uomini.

E Maria cosa proverà

vedendo che il bambino

che lei ha tanto

custodito e protetto

ha tanta forza

nel sopportare la crocifissione?

Non sarà lei esterrefatta

come la prima volta

che il destino

l’ha baciata in fronte

e se ne è andato via,

senza alcuna spiegazione

della sua irruzione

e della sua dipartita?”

 

3

“Ti lascio Giovanni, Maria,

sarà il tuo figlio prediletto,

con lui potrai rivivere

i giorni della mia infanzia,

potrai ricordare i miei giochi,

la mia innocenza.

Giovanni ha sentito il mio cuore,

il battito dello spezzare del pane.

Adesso io verrò spezzato

in mille parti

e darò da mangiare

a tutte le genti.

La mia carne flagellata

diventerà un boccone per coloro

che hanno fame

e sete di giustizia.

Io, vanto della cristianità,

mi sono lasciato uccidere

davanti ai tuoi occhi,

ma tu non mi hai perduto,

il mio cuore per te

si è santificato.

Io ho vissuto in te, madre,

i migliori istanti

della mia poesia.

Ti ho sempre pensata giovane:

anche quando ti affaticavi,

invecchiavi per amor mio.

In te non ci sarà vecchiezza.

Ti lascio Giovanni

che è un ragazzo:

tu vedrai in Giovanni

quella foglia

di palma e speranza

che sono stato io

e ti darò il bacio supremo,

il vincolo d’amore

che non si spezzerà più.

Sono un uomo

contorto dagli spasimi,

ma per affrontare il demonio

devo provare

la sua lussuria e la sua superbia

e essere umiliato

fin dalle fondamenta.

Questa è la croce, Maria,

un vessillo  di grande pace,

e si stenderà sopra tutti.

Ti lascio Giovanni,

il giovane che

ha sfiorato la mia carne,

e che ha visto

nell’ultima cena

la scelta del mio persecutore.

Perdono Giuda,

e perdono anche te

che sei stata

rapita dall’amore.

Perdono tutti coloro

che mi hanno amato

e che mi hanno fatto credere

che la carne fosse

il traguardo ultimo del pensiero.

Ti lascio tutto quello

che non ho avuto,

ma guardando i tuoi occhi, Maria,

che sono gonfi di pianto

e urlano senza essere sentiti,

io rivedo la mia giovinezza

e l’angoscia fugge lontana.

Mi rivedrai, Maria,

non ti lascerò mai sola,

anzi, ritornerò,

ti verrò a prendere,

come tutti gli innamorati

che hanno lasciato vedova

una bambina”.

 

4

“Ero con te, Padre,

al momento della creazione.

non potevo non conoscere

gli elementi e dominarli.

Cosa vuoi che sia

sollevare la pietra di un sepolcro

in confronto

alla tua volontà di Creatore.

Tu mi hai insegnato

come è composto il mondo

e mi hai reso figlio,

ma ero partecipe

della creazione.

I seguaci

che mi hanno seguito

hanno creduto in Te e in me,

Tuo figlio.

Saranno felici

di vedermi risorgere,

ma io piangerò

per quelli che sono

ancora incatenati

nell’inferno

e le mie mani

faranno tacere

i loro stridori.

Povere anime,

che migrano verso il nulla.

Lo spavento,

Dio,

di queste profondità cieche,

di questa gente

che non ha avuto

lo splendore delle tue redini.

Perché tu non sai,

Padre,

cosa vuol dire

sedere alla Tua destra in veste di re.

Un re mite

ma non codardo

che fa da intermediario

tra la tua collera divina

e la lussuria

e la miscredenza dell’uomo.

Io,

che sono giusto,

amo l’uomo

e ti chiedo perdono

attraverso questa lenta agonia

che dura da secoli

per il mondo.

Ecco, Signore,

io ti rendo il mio spirito

in forma di bianca colomba

che volerà verso il cielo.

E non altrimenti

Tu hai costruito la pace

se non con gli inguini

di un uccello

che porta l’ulivo

alle tue labbra.

 

Padre,

io risorgerò,

e siederò alla tua destra.

 

5

A un tratto Cristo

non vide più niente

e morì,

e non poterono più

aggiungere altro,

né le sferzate

né i vituperi.

E solo guardava in alto

amando una madre bambina

che un giorno,

dicendo il suo fiat,

aveva sancito la sua morte:

il grembo di sua madre,

della donna privilegiata

che aveva partorito

senza dolore

e che conosceva soltanto

il seme dell’obbedienza,

ma quello fu il seme

che fecondò Maria:

lo sguardo dell’angelo

era scivolato sul suo corpo

come una veste radiosa

e aveva coperto

tutta la sua tristezza

con un insulto gioioso:

“Tu avrai un figlio

che non conoscerai,

e lui non conoscerà te”.

 

 

6

“Perché risorgo, Padre?

Perché il tuo nome è stato

il mio pane quotidiano.

Ogni giorno Tu mi hai dato

da mangiare e da bere

come il migliore dei padri.

Tu mi hai nutrito

del tuo vero nome.

Era inutile

parlare agli altri

del sommo amore

per il divino:

perciò sono gonfio

di parole e di esempi,

sono diventato un’offerta,

un’offerta viva,

viva e morta,

Signore,

ma non tanto morta

da non poter sollevare

la pietra del sepolcro,

perché nel tuo nome,

Dio,

si può tutto,

si può nascere e morire,

e trionfare nel mondo.

Nel tuo nome,

Padre,

si può finalmente

baciare Maria sulle labbra”.

Nota: “Questa libera interpretazione dell’Autrice non vuole minimamente intaccare i dogmi del cristianesimo. È un omaggio personale alla figura di Cristo, con tutti i limiti che può avere l’intelligenza dell’autrice”.

Alda Merini                

Claudio Volpi

Nato ad Assisi, dove vive e lavora. Laureato in Lettere Moderne, si occupa di Arte e Antiquariato, ha una Galleria D’Arte nel centro storico della città. Dagli anni ottanta ha pubblicato diverse raccolte di poesie, l’ultima quest’anno con il volume “Voci Versate”, Casa Editrice Pagine Roma.

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