Pietrobono dal Chitarrino, figlio del barbiere e cavadenti Battista che pure l’avviò alla professione paterna, è il primo virtuoso nel senso moderno del termine la cui carriera, almeno nei suoi contorni generali, ci è consentito ricostruire attraverso fonti letterarie, iconografiche e documenti. Quando il suo nome compare per la prima volta nelle cronache di Ferrara, sua città natale, negli anni quaranta del 1400 il prestigio di Pietrobono si mostra già alle stelle: intimo amico del marchese Leonello d’Este e del suo successore Borso, è unanimemente rappresentato dai testimoni come il musicista più apprezzato a corte e l’aneddotica riguardante le sue esibizioni converge nell’esaltarne la destrezza di strumentista e di cantore e l’inaudita abilità di improvvisare contrappunti. Gli atti notarili e di pagamento ne attestano d’altra parte il notevolissimo successo economico: nei decenni centrali del XV secolo Pietrobono risulta proprietario di molte case entro le mura ferraresi e i suoi “cachet”, per l’epoca, appaiono stellari. Come ogni virtuoso che si rispetti, la sua fama gli impose di peregrinare per le corti italiane spingendosi fino all’Inghilterra e all’Ungheria ad allietare le celebrazioni solenni e gli eventi mondani delle più importanti aristocrazie europee. Infine, il grande medaglista veneziano Giovanni Boldù coniò una effige in suo onore la cui iscrizione cita “Pietrobonus Orpheum Superans”, Pietrobono supera Orfeo. Nonostante l’abbondanza di notizie biografiche gran parte di quello che sappiamo sul musicista Pietrobono sorge però da processi deduttivi e lo stesso epiteto “dal chitarrino” si limita a suggerire che il suo strumento d’elezione fosse un cordofono a plettro adatto al registro acuto come una guinterna o un liuto di piccola taglia. Nulla ci è pervenuto del suo repertorio e la struttura delle sue performances può essere immaginata solo attraverso notizie riguardanti i musicisti con cui si accompagnava: “tenoristi”, ovvero altri strumentisti deputati ad eseguire le voci gravi della polifonia sulle quali Pietrobono improvvisava i suoi virtuosismi, e cantori. Proprio questo alone di mistero contribuisce ad alimentare la leggenda di una vera e propria “star” della musica dell’Umanesimo che a distanza di mezzo millennio continua ad ispirare generazioni di liutisti e più in generale musicisti dediti alla riscoperta della musica antica.
Ascolti: Marc Lewon, Paul Kieffer e Grace Newcombe eseguono repertorio quattrocentesco arrangiato per due liuti a plettro e voce, un ensemble decisamente “a la Pietrobono”