Una Lettera di Capodanno, per camminare e vivere questo nuovo anno che ci è stato dato, affidandoci semplicemente ad una nobile e luminosa speranza, od al nostro indomito amore per la vita che malgrado tutto continua.
Lettera di Capodanno
Dicono che repetita iuvant;
che il secondo bacio
è più sapiente del primo,
che il bis
di un minuto felice
s’insaporisce d’un miele
che ci sfuggì quella sera…
ma l’anno che ritorna
col suo rauco olifante
a soffiarci dentro le orecchie
l’ennesima Roncisvalle,
e ingrossa i fiumi,
impoverisce gli alberi;
l’anno che nello
specchio del bagno
consegna a uno
svogliato rasoio
la barba sempre più bianca;
l’anno che cresce su sé
con l’ingordigia dei numeri,
sgranando sul calendario
il recidivo blues del Mai più…
chi oserebbe dire
che meriti
il bacio del Benvenuto?
chi potrebbe giurare che
non sia peggio degli altri?
Il male si raddoppia
e repetita non iuvant.
Eppure…
Eppure
nella tombola arcana del possibile
fra i dadi e il caso
la partita è aperta;
gonfiano fiori insoliti
il grembo d’una zolla;
lune mai viste
inonderanno il cielo;
due ragazzi
in un giardino
si scambieranno
i telefoni, i nomi,
stupirsi di chiamarsi
Adamo ed Eva;
verrà sotto i balconi
un cieco venditore
d’almanacchi
a persuaderci di vivere…
Crediamogli un’ultima volta.
Gesualdo Bufalino