22 Gennaio 2021

“ma quanto picca questo pungitopo!”

Giuseppe Bambini
“ma quanto picca questo pungitopo!”

Quando pensiamo alle decorazioni del Natale o agli ornamenti domestici durante il passaggio dell’anno, viene subito subito in mente il pungitopo (ruscus aculeatus), arbusto sempreverde dalle tipiche bacche rosse solstiziali, che non può mancare sul Sacro Subasio, però non cercatelo sui prati sommitali, lo si trova soprattutto nel sottobosco delle leccete, una su tutte: quella vastissima di sasso rosso.
Occorre ricordare che è specie protetta, andiamo dunque per boschi tenendo conto che il bosco stesso sa riconoscere chi si accosta con rispetto e chi con sentimenti a lui ostili: occhio!
Fin dall’antichità, opportunamente elaborato e miscelato, veniva usato per lenire alcune patologie, attualmente lo si trova in erboristeria, è là (e solo là) che bisogna rivolgersi per un uso corretto dei preparati a base di pungitopo.
Nel medioevo aveva un uso strategico di sopravvivenza, era infatti impiegato in gran quantità nelle dispense – dove si conservavano carni salate e insaccati – per tenere lontano i voraci topi, da cui il nome “pungitopo”.
E da ultimo, ma non per importanza, non va trascurata sua funzione apotropaica, ovvero – come dice  l’amico greco (e medico) Tassos – serviva a dissuadere e allontanare, in questo caso le streghe e gli eventi malefici, per questo si appendeva (e ancora si appende) fuori dalla porta di casa.

Per gli scettici: male non fa!  

Stampa del botanico Pietro Andrea Mattioli (XVI sec)

Giuseppe Bambini

Viandante per antiche terre Umbre

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