25 Aprile 2025

Ma quanti ne passano sul Subasio in un anno

Giuseppe Bambini
Ma quanti ne passano sul Subasio in un anno

Tante volte su questa rivista abbiamo descritto itinerari che transitano per la Croce di Sasso Piano, magnifico balcone panoramico sulla Valle Umbra e su tetti, rocche, campanili e chiese di Assisi, luogo mistico; basta aprire la scatola metallica ai piedi della croce, prendere il libro dei viandanti e leggere sensazioni ed emozioni scritte da escursionisti, ciclisti, curiosi, pellegrini, sognatori; anche il più disincantato dei visitatori ne rimane sicuramente colpito.

Tutte le volte che sono stato a Sasso Piano – non importa se lunedì o domenica, se gennaio o novembre, se pioveva o c’era il sole – ho sempre visto passare di là tantissime persone a piedi (in prevalenza), ciclisti (in misura numericamente inferiore ma non trascurabili), a cavallo (pochi ma ci sono pure loro).

Ma quanti ne passano in un anno per Sasso Piano?

Ovviamente non lo so, ma ragionevolmente direi – contando a palmi – qualche migliaio, siamo sui quindicimila e dintorni.

Mi baso anche sui pernottamenti alla Madonna della Spella nel versante spellano, gestito dalla sezione di Foligno del Club Alpino Italiano; tra quelli che usano la struttura e quelli che dormono in tenda nei paraggi siamo sul migliaio.

Pochi rispetto a quelli che transitano tra Spello e Assisi nei due sensi, che superano di certo i diecimila.

Sono circa un migliaio anche i pernottamenti alla “laudato si”, confortevole struttura per viandanti presso il cimitero di Assisi, perfettamente funzionale per questo tipo di turismo, ben gestita da volontari. Chapeau!

Lungo i sentieri del Subasio passa anche la “Via di Francesco” (non poteva essere diversamente) da Assisi a Spello con la “traversata bassa” e la “traversata alta”, anche qui siamo su varie migliaia.

Allargando il discorso dal particolare al generale, c’è da segnalare che la maggior parte dei camminatori sono organizzati in gruppi, membri di associazioni o club nazionali, soci di associazioni sportive o culturali, anche locali con rientro nel pomeriggio.

In misura certamente minore, ma sempre numericamente consistente, sono i singoli viaggiatori; se ne incontrano tanti girovagando sul Sacro Subasio.

Tutti quei turisti in gruppo che transitano per Piazza del Comune nel pomeriggio con zaino berretto e bastoncini, scendono – sicuramente – dal Subasio; quelli che vi transitano la mattina con zaino berretto e bastoncini, salgono – altrettanto sicuramente – al monte.

Tutti sono organizzati, tutti hanno prenotato, tutti conoscono l’itinerario da percorrere, tutti hanno la cartina dei sentieri e sanno di trovarli ben segnalati, molti si muovono con il GPS o con app sul cellulare dedicate all’escursionismo.

Anche quelli che passano lungo il “sentiero francescano” Nocera Umbra-Assisi, pur essendo defilato rispetto agli altri – passa per la Costa, Satriano. Postignano – non sono poi così pochi.

Lungo questo itinerario – in località Casa Poderaccio nel contado della Costa – abita Sandro Mazzoni, che puntualmente mi racconta che tutti (tutti) i giorni dell’anno, passano camminatori solitari (ci sono anche quelli), piccoli gruppi organizzati, qualcuno in bici da montagna; tutti si fermano a riempire la borraccia da una cannella di famiglia bene in vista, che Sandro lascia disponibile per i viandanti. Viandanti che scambiano con lui scampoli di esperienze vissute, un flusso costante di vita, fatti, situazioni che prendono sostanza nei racconti di Sandro: “tempo fa è passato uno che faceva…”, tempo fa è passato un gruppo che veniva…”, “tempo fa…”

Provo a quantificare a palmi: almeno un migliaio all’anno

Turismo marginale? Forse si, non paragonabile numericamente con le centinaia di bus turistici che ogni fine-settimana pagano il ticket ai parcheggi di S. Maria degli Angeli, di Porta S. Pietro, di Porta Nuova, scaricando migliaia di turisti.

Ma non va trascurato, perché si tratta di turismo lento, riflessivo, consapevole, che staziona più giorni in strutture periferiche e defilate, consentendo sostenibilità economica in luoghi che, se abbandonati dall’uomo, tornerebbero selve, dissolvendo quel patrimonio paesaggistico-culturale così apprezzato e ricercato, del quale spesso, essendoci incastonati, non siamo consapevoli.

Gli amministratori politici locali tutti intendono potenziare questo tipo di turismo “marginale” oppure continuare alla “viva il parroco”, con progetti di “conservazione e sviluppo” tanto cari ai progettisti di apparato?

Per migliorare l’offerta di questo turismo basta poco: manutenzione dell’esistente, interventi minimi finalizzati al miglioramento della fruibilità; per tutto il resto i camminatori sanno organizzarsi da soli.

Se poi gli amministratori ritengono questo tipo di turismo troppo povero e numericamente inconsistente, se ne tengano lontano e almeno non remino contro, realizzando improbabili progetti.

In passato ce ne sono stati, ahi voglia se ce ne sono stati.

Intendiamoci, tutto a norma di legge: timbri, bolli, ceralacca, pacche sulle spalle, tutto in ordine, tutto in punta di diritto, ma con un piccolo difetto: non erano in funzione di questo tipo di turismo.

Erano autoreferenziali!

Giuseppe Bambini

Viandante per antiche terre Umbre

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