Apollinaire ha giocato nella storia della cultura e dell’arte del Novecento la parte di un protagonista. Per se stesso infaticabile esploratore e sperimentatore delle possibilità ancora aperte al canto poetico della civiltà moderna, ha anche offerto un generoso contributo di idee e di energia al grande sommovimento delle avanguardie storiche: il Futurismo, il Cubismo e il Surrealismo trovarono in lui innumerevoli stimoli. Per Apollinaire tutto deve essere cantato, in questo universo nuovo dove solo la poesia conserva il potere di far stare la natura e la civiltà, il fiore e l’aeroplano, l’uno accanto all’altro con pari dignità. È raro incontrare poeti di razza come Apollinaire. Egli unisce alla facilità e all’impeto del canto il senso della misura anche quando vede nella dismisura l’unica possibilità di guidare lo slancio lirico. In nome della libertà e della molteplicità delle dimensioni, quindi delle forme, la poesia di Apollinaire si innalza al di sopra del mondo, restandovi però sempre legata, come l’aquilone in mano a un bambino. Il poeta diviene un formidabile strumento di irradiazione, il passato lo attraversa per proiettarsi nel futuro, ed egli si impegna ad aprire tutte le porte, consapevole del suo ruolo estetico e storico. A conferma di ciò c’è anche la pienezza della sua vita: il trasferimento nella Parigi della Belle Epoque, l’amicizia con Picasso, il fronte della Grande guerra, il carcere per l’accusa infondata di furto della Gioconda al Louvre, l’abuso di oppio e mescalina nei caffè di Montmartre, la morte precoce nel 1918 colpito dalla febbre spagnola. Una sintesi perfetta di vita e arte.
Il ponte Mirabeau
Sotto Ponte Mirabeau la Senna va
E i nostri amori potrò mai scordarlo
C’era sempre la gioia dopo gli affanni
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Le mani nelle mani restiamo faccia a faccia
E sotto il ponte delle nostre braccia
Stanca degli eterni sguardi l’onda passa
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
L’amore va come quell’acqua fugge
L’amore va come la vita è lenta
E come la speranza è violenta
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Passano i giorni e poi le settimane
Ma non tornano amori ne passato
Sotto Pont Mirabeau la Senna va
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Il gatto
Io vorrei avere in casa mia:
una donna dotata di ragione,
un gatto che cammini in mezzo ai libri
e amici, amici in tutte le stagioni
senza dei quali io non posso vivere.
Vitam impendere amori
L’amore è morto tra le tue braccia
Dimmi ti ricordi del suo incontro
È morto ma l’incontrerai ancora
Ecco se ne ritorna verso te
Ancora una primavera andata
Ed io penso a quanto ebbe di tenero
Addio stagione che vai terminando
Ritornerai ugualmente tenera
Nel crepuscolo dai colori tenui
In cui più amori s’urtan di continuo
Il tuo ricordo giace incatenato
Lontano dalle nostre ombre che arretrano
O mani che incatena la memoria
E brucianti come un rogo dove
L’ultima delle fenici nera
Perfezione viene ad appollaiarsi
Maglia a maglia la catena si logora
Il tuo ricordo fugge deridendoci
Lo senti ci schernisce ed io cado
Alle tue ginocchia un’altra volta
No tu non hai scoperto il mio segreto
Già s’avanza il corteo
Ma ci resta il rimpianto di non essere
Conniventi noi due
La rosa ondeggia sull’acqua che scorre
Le maschere sono passate a frotte
Trema in me di paura
Questo grave segreto che tu mendichi
Cade l’ombra della sera e nel giardino
Esse narrano storie
Alla notte che non senza disdegno
Sparge le lor capigliature nere
Le vostre ali si sono involate
O piccoli bambini
Ma rosa tu che sai come difenderti
Perdi il tuo profumo senza uguale
Essendo l’ora del furto di piume
Di fiori e di trecce
Cogliete il getto d’acqua della vasca
Di cui le rose sono le amanti
Tu scendevi nell’acqua così chiara
Ed io m’annegavo nel tuo sguardo
Passa il soldato e lei si protende
Si volta e spezza un ramo
Tu vai fluttuando sull’onda notturna
La fiamma è il mio cuore alla rovescia
Color del pettine di tartaruga
Rispecchiato dall’acqua che ti bagna
O mia giovinezza abbandonata
Come una ghirlanda ormai appassita
Ecco che sta arrivando la stagione
Dei disdegni ed insieme del sospetto
Il paesaggio è composto di tele
Un falso fiume di sangue fluisce
E sotto l’albero fiorito d’astri
Un pagliaccio è l’unico passante
Freddo un raggio fa brillare il pulviscolo
Sugli scenari e sulla tua guancia
Un colpo di pistola poi un grido
Nell’ombra un ritratto ha sorriso
Il vetro della cornice si è infranto
Un’aria che non si può definire
Esita tra il suono ed il pensiero
Tra il futuro e il ricordo del passato
O mia giovinezza abbandonata
Come una ghirlanda ormai appassita
Ecco che sta arrivando la stagione
Dei rimpianti e insieme della ragione
Un uccello canta
Un uccello chissà dove canta
Sarà tra questi poveri soldati
La tua anima vegliante
E il mio orecchio quell’uccello incanta
Senti come tenero canta
Chi lo sa su che ramo
E ovunque cantando mi va
Notte e giorno festa e settimana
Ma che dire di quell’uccello
E di queste metamorfosi
Di anima in canto sull’alberello
Di cuore in cielo di cielo in rose
L’uccello dei soldati è l’amore
E una ragazza il mio amore
Perfetta più della rosa e per me
Solo l’uccello blu si sgola
Uccello blu come l’azzurro cuore
Del mio amore dal cuore celeste
Il tenero canto ripetilo alla
Mitragliatrice funesta
Che schiocca all’orizzonte e poi
Sono astri a profusione
Così le notti se ne vanno e i giorni
Amore azzurro come l’azzurro cuore