01 Ottobre 2020

Intervista a Félix Verry

Peppe Frana
Intervista a Félix Verry

Félix Verry è tra i più interessanti giovani musicisti nel panorama contemporaneo della musica medievale: virtuoso della Viella e altri cordofoni ad arco, si muove con agilità tra repertori che vanno dalla polifonia arcaica fino alla ricostruzione delle prassi improvvisative tardo-rinascimentali. Insieme ai suoi colleghi dell’Ensemble Rumorum ha arricchito i ranghi della Magnifica Parte di Sotto nel 2019.

  • Qual è stato il tuo percorso musicale e come hai iniziato ad interessarti ai repertori medievali?

Ho avuto un’educazione musicale classica, ho scoperto la musica antica tramite il dipartimento dedicato della scuola di musica dove studiavo al tempo, intorno al 2006. Mi occupavo anche di musica folk e ho avuto la fortuna di studiare con insegnanti dalla mente aperta, interessandomi prima ai repertori pre-barocchi, attraverso le danze rinascimentali, poi sono andato sempre più indietro nel tempo! La musica antica è una sorta di contro-cultura nell’ambiente classico, e in un certo senso la musica medievale è la contro-cultura della musica antica, almeno io ne ho subito il fascino in questo senso. Poi ho avuto la possibilità di studiare alla Schola Cantorum Basiliensis pochi anni dopo dove mi sono immerso nella musica del medioevo, anche se frequentavo principalmente i dipartimenti di musica Barocca e Improvvisazione.

  • Parlaci dei tuoi progetti musicali attuali:

Il mio interesse primario è sulle pratiche improvvisati tardo-rinascimentali che sperimento col mio duo Die Hasardeure. Al momento sto conducendo una ricerca sull’adattamento del repertorio e della tecnica della Viola Bastarda sul violino, che è piuttosto raro ma documentato dalle fonti storiche. Sto anche esplorando il repertorio per due violini senza basso con la mia collega Aleksandra Bròskowska. In ambito medievale suono da anni con l’ensemble Rumorum, a Basilea, e registrerò con l’ensemble Peregrina il prossimo mese. Ho anche registrato con l’ensemble Moirai appena prima del lockdown e il lavoro verrà pubblicato nel prossimo futuro. Quest’ultima sarà decisamente una release particolare!

  • Hai partecipato al Calendimaggio tra le fila della Magnifica Parte di Sotto, puoi raccontarci di questa esperienza dal punto di vista di un musicista professionista che esegue normalmente repertori medievali in contesti più “istituzionali”?

Il tipo di approccio che trovi al Calendimaggio non viene preso molto seriamente nei circoli accademici perché in termini di scelta del repertorio, interpretazione, strumentazione ecc. vengono fatti molti vistosi compromessi rispetto alle informazioni storiche disponibili e in generale lo si giudica molto più “empirico”. Nonostante ciò ritengo un errore pensare che tali compromessi siano veramente maggiori in numero di quelli riscontrabili in interpretazioni costruite con una forte supervisione musicologica. La storia dell’interpretazione della musica medievale ad Assisi è unica nel suo genere e non c’è nessun altro posto al mondo dove puoi osservare questo livello di integrazione dei repertori medievali nella vita di tutti i giorni, con teenagers che suonano brani del Trecento con la Viella e folle che intonano canti medievali come inni da tifosi di calcio! Il Calendimaggio ti da la possibilità di prendere parte ad un evento sociale e “politico” in senso lato, e di esibirti per persone che si identificano intimamente con queste musiche e non coltivano verso di esse un mero interesse superficiale. I contesti della performance, la tradizione e l’oralità sono concetti chiave quando ci rapportiamo all’ “interpretazione storicamente informata” e Assisi è un raro esempio di come la musica medievale è stata re-integrata in una tradizione. Ovviamente ciò è avvenuto attraverso il lavoro di ensembles che hanno fatto a loro volta le loro scelte, per cui ci sarà sempre una tendenza a considerare certe specifiche interpretazioni come “la verità”, ma è proprio così che normalmente la tradizione funziona! Difatti, non esiste un approccio miracoloso che risolve tutti i problemi quando si affronta la spinosa questione dell’interpretazione storicamente informata, specialmente riguardo la musica medievale che si basa fortemente su scelte e filosofie interpretative personali. Proprio per questa sua specificità è difficile sostenere che quanto si suona al calendimaggio Calendimaggio sia meno “corretto” che in ambienti accademici e musicologici, direi piuttosto che i compromessi con la storia vengono gestiti diversamente. Non riesco a pensare a nulla di più “storico” di osservare qualcuno prendere in qualsiasi momento il liuto tra le mani e cantare a memoria un vasto repertorio di Frottole e Ballate come se queste fossero la sua lingua nativa: è proprio questo il livello di familiarità che sto cercando di ottenere con la mia personale pratica della musica e dell’improvvisazione Rinascimentale e il contatto col Calendimaggio e i musicisti ad esso associati mi è servito da esempio!

Peppe Frana

Specialista in strumenti a plettro medievali ed extraeuropei, si è formato presso il Labyrinth Musical Workshop di Houdetsi (Creta) e la Schola Cantorum Basilensis. Collabora tra gli altri con Ensemble Micrologus, Ross Daly, Vinicio Capossela, Daniele Sepe.

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